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Napoli, la città dei sedili

I Sedili napoletani, conosciuti anche come Seggi o Piazze, nacquero nella seconda metà del ‘200 e per cinque secoli ricoprirono le proprie mansioni originarie, essi furono dei veri e propri parlamenti rappresentativi, nei quali si riunivano i delegati dei vari rioni per assolvere le funzioni amministrative, giuridiche e giudiziarie.

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Gli Eletti dei Sedili costituivano i Magistrati del Tribunale di San Lorenzo il quale si occupava dell’amministrazione cittadina per mezzo delle deputazioni.

La loro incidenza sul territorio era fortemente riconosciuta, le determinazioni valevano e avevano giurisdizione in tutto il regno di Napoli, tanto che queste istituzioni dovettero essere soppresse per cause politiche, con un editto emanato da parte del re Ferdinando IV di Borbone nel 25 aprile del 1800 volle restaurare la monarchia assoluta dopo la fine della Repubblica Napoletana, egli per non avere troppi problemi decretò la soppressione di queste antiche istituzioni, perché essi furono sospettati di aver favorito il dilagare delle idee rivoluzionarie francesi.

La storia dei Sedili

Tradizionalmente, secondo molti, l’origine dei Sedili risalirebbe alle fratrie di epoca tardo imperiale, nel IV secolo infatti esistevano già molti luoghi di raduno per i notabili cittadini, giunti fino all’epoca ducale, ma la nascita dei Sedili intesi in senso moderno, ossia con veste giuridica codificata, avvenne precisamente nel 1268 grazie a Carlo I d’Angiò.

Egli è un re rinomato nella storia, in quanto spostò la capitale del Regno di Sicilia da Palermo a Napoli, motivo per il quale forse i più ignorano anche questa sua felice intuizione politica.

I primi Sedili nascenti furono quelli nobili del Nilo, o Nido che dir si voglia, e di Porta Capuana, ma in seguito altri siti minori furono accorpati in quattro nuove istituzioni, dando vita così ai Sedili di Forcella, Montagna, Porto e Portanova.

Essi presero la propria denominazione dal luogo delle loro sedi di raduno, in genere allocate presso le porte della città.

Come è risaputo la politica cittadina, nel corso della storia, risulta essere estremamente mutevole e malleabile, motivo per il quale anche i sedili subirono diverse modifiche e cambiamenti. In particolare il Sedile di Forcella fu inglobato da quello di Montagna, dando vita al nuovo Sedile del Popolo, che rappresentava i mercanti e le professioni, ossia il cosiddetto “popolo grasso” che, raggiunto un consistente patrimonio, premeva per partecipare alla gestione del potere.

Successivamente il Sedile del Popolo venne soppresso, e distrutto, da parte di Alfonso d’Aragona, il Magnanimo, dopo la riconquista del Regno avvenuta nel 1442, ma fu ripristinato dopo il sacco della città da parte di Carlo VIII di Francia, nel 1495. 

Grazie all’ultimo sovrano aragonese, Federico, dal 1496 al 1501 il Sedile del Popolo ebbe gli stessi diritti di quelli della nobiltà.

Il 5 febbraio del 1601, venne nominata la Deputazione della Real Cappella del Tesoro, costituita da dodici membri, due per ciascun Sedile, alla quale venne affidato l’incarico di fondare la Nuova Cappella del Tesoro di San Gennaro, ricca di capolavori accumulatisi nei secoli.

Durante la parentesi della Repubblica Napoletana del 1799, i Sedili furono sciolti, al posto della desueta magistratura municipale a San Lorenzo venne creata la Municipalità Provvisoria di Napoli, da parte degli occupanti Francesi con elementi a loro fedeli.

Ogni Sedile era contrassegnato da un proprio stemma: 

 

  • Capuana un cavallo in campo azzurro, 
  • Nido un cavallo in campo d’oro, 
  • Forcella una pergola ad ipsilon in campo rosso e oro, 
  • Montagna tre monti verdi in campo d’argento, 
  • Porto un Orione con pugnale (Orione era anche la stella protettrice dei naviganti), 
  • Portanova una porta d’oro in campo azzurro, 
  • Popolo una P maiuscola in campo oro e rosso. 

Gli stemmi dei Sedili sono ancora oggi visibili sulla facciata del campanile della chiesa di San Lorenzo in via Tribunali.

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Organizzazione e prerogative

Inizialmente erano meri luoghi di aggregazione e di discussione, ma presto presero parte attiva alla pubblica amministrazione, gestendo l’annona, le cariche pubbliche e il mantenimento delle porte e delle torri di competenza.

Gli edifici dei Sedili erano muniti di porticati, con la sala delle assemblee e le salette per le riunioni ristrette.

Il Seggio di Porto si trovava all’angolo di via Mezzocannone in prossimità dell’antica “Stazione per le Navi”. 

Ogni Sedile nobile era costituito da ventinove rappresentanti, di età maggiore di 21 anni, e retto da sei Eletti, ad eccezione del Nido che ne aveva cinque, essi costituivano la magistratura “dei Sei” e “dei Cinque”. 

Il Sedile del Popolo era costituito da 58 rappresentanti eletti dal popolo, e poteva avere un solo Eletto, più dieci consultori.

La Città di Napoli, con i vicerè spagnoli, era suddivisa in nove rioni e ventinove ottine, il suo territorio vantava 7 borghi e 37 casali, ciascuno dei quali aveva propri Eletti che spesso venivano convocati dai Sedili napoletani per trattare argomenti di comune interesse.

Gli Eletti di ogni Sedile venivano designati dalle rispettive assemblee, ottenevano un mandato della durata di un anno, riconfermabile.

Avevano potere giurisdizionale sul proprio rione, con esclusione dei casi in cui vi fosse stato spargimento di sangue.

Le magistrature “dei Sei” e “dei Cinque”, nonché l’Eletto del Popolo, erano i componenti del Tribunale di San Lorenzo, perché esso si riuniva all’interno del convento di San Lorenzo Maggiore, esso deteneva il governo della Città, decidendo a maggioranza di almeno quattro Eletti.

Sotto la dominazione spagnola l’Eletto del Popolo poteva ricorrere al Vicerè in caso di disaccordo. Esisteva poi una figura particolare, quella del Grassiero, o Prefetto dell’Annona, che venne introdotta verso la seconda metà del 1500, divenendo con il tempo il presidente del Tribunale, il quale aveva l’onere di deliberare ed imporre le gabelle in tutto il Regno potendo anche nominare, in occasione di guerre o invasione nemica, una Giunta per il Governo Politico della Città.

Dalla fine del ‘300, il Sedile di Montagna, come già detto, fu inglobato da quello di Forcella, esso aveva quindi due rappresentanti nel Tribunale, ma uno soltanto con diritto di voto. 

I Sedili nobili avevano poi particolari privilegi, Capuana ad esempio accoglieva solennemente il nuovo Arcivescovo.

Ad oggi restano ancora tracce di questi sedili, non solo sulla facciata del campanile di San Lorenzo, dove sono visibili gli stemmi, ma anche nella toponomastica, esistono strade riportanti i nomi dei seggi napoletani, quasi a testimonianza della loro esistenza.

 

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II