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sabato, 23 Settembre 2023

Napoli e la sua storia: nuove importanti scoperte

La scoperta è stata fatta da un team di ricerca dell’Università Federico II e dell’Infn, in collaborazione con l’Università giapponese di Nagoya.

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Napoli continua a regalare emozioni e stupisce con nuove scoperte culturali. 

Questa volta si tratta di una camera mortuaria, ritrovata in uno dei quartieri più celebri di Napoli, il Rione Sanità, risalente all’epoca ellenica, ritrovata a 10 metri sotto al livello della strada. 

La camera mortuaria fu costruita dai Greci tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C., individuata grazie ad una radiografia muonica del sottosuolo, basata su tecnologie sviluppate negli esperimenti di fisica delle particelle al Cern e nei laboratori nazionali del Gran Sasso. 

La radiografia muonicanica o semplicemente muografia, è una tecnica che utilizza i muoni, delle particelle prodotte nella cascata che segue l’interazione dei raggi cosmici con l’atmosfera terrestre, per ricostruire un’immagine della struttura interna di un oggetto.

Il meccanismo utilizzato è molto simile a quello delle radiografie, solo che tale tecnica permette di individuare ed analizzare oggetti distanti dal punto di osservazione; proprio le particelle di cui si faceva menzione, “fotografano” e registrano le traiettorie proprie dell’oggetto che s’intende analizzare.

In quella specifica area del Rione Sanità sono stati utilizzati circa 10 milioni di muoni, grazie ai quali è stato possibile ricostruire una visione stereoscopica degli strati sovrastanti; che Napoli sia una città stratificata è risaputo, ma è certo che proprio questo aspetto, denota una notevole identità storica. 

Alcuni luoghi della città, proprio come quello dove è stata ritrovata la camera mortuaria, sono inaccessibili, se non con l’ausilio di strumenti specifici. In questo caso si tratta di un luogo fisicamente inaccessibile se non con una radiografia muonica, quindi unendo due discipline apparentemente distanti tra loro: la scienza e l’archeologia. 

In realtà gli archeologi, grazie a ricerche svolte in passato, già avevano ipotizzato la presenza di resti ed oggetti in quella precisa area del sottosuolo partenopeo, ma la presenza di abitazioni non permette operazioni di scavo.

Napoli e la scoperta al Rione Sanità: come è stata condotta la ricerca

I muoni utilizzati sono stati posizionati ad una profondità di circa 18 metri rispetto al livello del mare, a 2 metri di distanza tra loro, in prossimità di un’antica cantina, utilizzata nel XIX secolo per conservare alimenti. Con questa procedura sono stati raccolti dati importanti che hanno consentito di ricostruire attraverso una visione stereoscopica, gli strati sovrastanti, sino ad individuare la posizione della camera funeraria.

La scoperta è stata fatta da un team di ricerca dell’Università Federico II e dell’Infn, in collaborazione con l’Università giapponese di Nagoya.

“I muoni prodotti nell’interazione dei raggi cosmici con l’atmosfera penetrano nei palazzi e nella roccia sottostante e possono attraversarla fino a raggiungere i rivelatori. Tuttavia, a seconda della densità e dello spessore della roccia attraversata, una parte di questi muoni viene assorbita”, spiega Valeri Tioukov, ricercatore dell’INFN di Napoli, che ha coordinato il progetto.

I risultati ottenuti sono diventati parte integrante di una ricerca pubblicata sulla rivista Scientific Reports di Nature.

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