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Musica napoletana: dalle sue origini ai giorni nostri

L’origine della musica napoletana si può collocare intorno al XIII secolo, quando viene fondata l’Università partenopea istituita da Federico II di Svevia nel 1224, grazie alla diffusione della passione per la poesia e delle invocazioni corali dalle massaie rivolte al sole.

La musica napoletana nasce come espressione spontanea del popolo di Napoli come risposta alle condizioni di vita difficili. Già nel XV secolo quando la lingua napoletana divenne la lingua ufficiale del regno e numerosi musicisti, ispirandosi ai cori popolari, iniziarono a comporre farse, ballate e la “villanella alla napoletana”  Questa espressione artistica popolare era allora carica di contenuti positivi ed ottimistici e raccontava la vita, il lavoro ed i sentimenti popolari.

Dal Seicento appaiono i primi ritmi della tarantella, con la celebre Michelemmà, che pare addirittura ispirata da una canzone di origine siciliana, ma comunque attribuita al poeta, musicista, pittore, incisore ed attore Salvator Rosa. Per far aumentare il successo della musica napoletana, verso l’inizio dell’800 iniziano a nascere i negozi musicali e di case editrici musicali come: Guglielmo Cottrau, Bernardo Girard, Calcografia Calì, Fratelli Fabbricatore, Fratelli Clausetti e Francesco Azzolino, i quali avevano il compito di recuperare, raccogliere, riproporre e aggiornare, centinaia di brani antichi.

Nel secondo dopoguerra entra in scena Renato Carosone che mescola ai ritmi della tarantella le melodie e gli strumenti tipici del jazz, contribuendo all’esportazione in America della canzone napoletana. Uno tra i più grandi interpreti della canzone napoletana è certamente Domenico Modugno, autore di Resta cu’mméTu sì ‘na cosa grandeStrada ‘nfosaLazzarella. Tutti brani famosi in tutto mondo.

Dagli anni settanta la canzone napoletana si adegua alle esigenze del tempo, vengono ripresi ed attualizzati i temi della sceneggiata soprattutto con Mario Merola, Pino Mauro, Mario Trevi e Mario Da Vinci. Intanto, Bruno Venturini rilegge in chiave lirica i più famosi brani del repertorio classico della canzone napoletana. Il fermento musicale di quell’epoca è avvertito anche da nuovi autori come Eduardo De Crescenzo, Enzo Gragnaniello e Pino Daniele che daranno un’impronta nuova alla musica partenopea, seppur con musicalità diverse.

Negli anni ottanta, i cantanti inventarono questo nuovo genere che poi è stato chiamato genere neomelodico, praticamente una sorta di musica leggera sono stati Gigi Finizio, Nino D’Angelo e subito dopo di loro altri artisti come Mauro Nardi, Franco Moreno e tanti altri. Tra questi cantanti, Nino D’Angelo spicca in tutta Italia e all’estero approdando sui palcoscenici più importanti: all’Olympia di Parigi, al Madison Square Garden, nello stadio inglese di Wembley.

Negli anni novanta nese una nuova base musicale che risulta essere un misto tra jazz e musica etnica, chiamata il Neo-etnico, molto apprezzato da Peter Gabriel, Sting, David Bowie. In ambito nazionale si affermano gruppi come ad esempio Almamegretta, 99 Posse, 24 Grana, che rinnovano la canzone napoletana unendo musica elettronica, trip-hop e rap.

I primi anni 2000 vedono ancora vivo il genere neomelodico nato negli anni ’80. Resta alla notorietà nazionale Nino D’Angelo e si registra l’ascesa di Gigi D’Alessio, musicista diplomato al Conservatorio. Non mancano artisti, come ad esempio Sal Da Vinci, che, si discostano dal genere neomelodico, ritornando sulla tradizione classica, innovando la musica napoletana con composizioni interamente originali.