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Musica, Demetrio esce a 200KMH

Il percorso di Demetrio non è stato semplice, né tanto meno la sua gavetta lieve. Dalla conoscenza dell’old school internazionale sui banchi di scuola alla ricerca di un sound più territoriale, questo giovane soldato ha saputo muovere pian piano i primi passi nel mondo musicale.

Originario di Casalnuovo, Demetrio Rea, 24 anni ha deciso di cambiare marcia e battere non più il martello in fabbrica, ma la voce contro il microfono. Il attesa della pubblicazione del suo EP nella prossima primavera che sarà anticipato dal singolo Bahamas, noi del XXI Secolo siamo andati a far due chiacchiere con il talentuoso rapper e con la sua scuderia la La Mano De D10s, capitanata dal producer Whizy Boost che ha prodotto il suo ultimo singolo, 200KMH uscito lo scorso 25 gennaio rimbalzante tra social e YouTube per un sound che tende a guardare al presente in modo innovativo.

Allora, Demetrio, parlaci di te, come nasce questa passione per l’Hip-Hop?

D. <<La passione per la musica hip-hop è nata da piccolo, con vari ascolti occasionali, per radio e in film, con colonne sonore ed abbigliamento da ghetto di New York, con canotte, tatuaggi, beggie. D’impatto come stile mi incuriosì subito. Sul piano musicale, certamente a scuola, tra elementari e medie, frequentando i ragazzi più grandi scoprì Eminem e 50 Cent. Ma cercando qualcosa di locale, territoriale, tra amici ascoltai i Cosang, di Ntò e Luchè e là fu amore a prima vista, ad oggi resta il mio gruppo preferito. E’ stata un’influenza decisiva, perché i Cosang rispecchiavano proprio ciò che vedevo e sentivo. La mia passione per il rap, quella che ti porta a mettere penna su un foglio è stata a causa di un periodo adolescenziale particolare, tipo verso i 14 anni, in terza media. Il clima teso di quei tempi, chi ha passione verso la musica, solitamente mette le cuffie, alza il volume e sfoga. Io invece, mi trovai in una situazione diversa, in quel momento del mio stato d’animo non avevo una canzone che potesse colmarmi quel vuoto, là ho avuto quell’input di dire, ok adesso lo scrivo io! >>

La musica, quindi è un fabbisogno emotivo per te?

D. <<Esatto. Ero arrabbiato, ed in quel momento ho sentito quell’esigenza. Già da piccolo sentì quest’esigenza, dopo che mia zia Paola, mi regalò un libro di poesie comprato da un’artista o poeta itinerante che li vendeva per strada. Questo regalo, ha dato infatti un avvicinamento verso quello che poi ritroverò crescendo, dalla terza media in poi, anche se non è stato tutto così lineare.>>

Quando hai iniziato a fare musica componendola veramente?

D. <<Bella domanda. Io non dico di saper fare musica, questo deve dirlo il pubblico, la gente e le persone che lavorano con me e quelle che mi vogliono bene. E’ troppo facile andare semplicemente in studio, come oggi e ieri, faccio una canzone. Ma non è sempre così perché il suo contenuto può toccare e influenzare me; a ciò che crei gli dai peso. Una canzone è come un figlio. Nel 2008 ad oggi, quando ho scritto la mia prima canzone sono passati dieci anni, ma la crescita vera e propria artisticamente è avvenuta negli ultimi tre anni. Prima ci conoscevamo tutti, soprattutto tra coloro che erano di un mondo old; per me nella musica sono rilevanti i contenuti, il messaggio è la cosa più importante ed è ciò che noi diamo agli altri. Forse non tutti se ne rendono conto, ma abbiamo una responsabilità.>>

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Hai un senso di responsabilità nelle tue canzoni?

D. <<Assolutamente. Ogni artista decide che percorso seguire. E fa delle scelte, e capisco che ognuno adempie a quello che crede. C’è chi vuol essere riservato, molto più serio. Ma all’interno abbiamo sempre il contenuto, guardando spesso all’apparenza, al tatuaggio che ultimamente è diventato un trend in questo genere. Spesso addirittura si tatuano in faccia senza nemmeno sapere che significato nel suo gergo.>>

Parlaci di questo triennio. Cosa è successo?

D. <<Negli ultimi tre anni sono stati anni di lavoro fisico. Lavoravo in fabbrica e mi toglieva molto tempo alla musica. Ha contribuito al mio benessere ed alle mie esigenze. La musica è una passione bellissima, ma cresciamo e ci sta. Lavoravo di notte nelle catene di montaggio, rompendomi il culo. Ma lo facevo con piacere, perché credo che il sacrificio, la realtà di fabbrica dura ha portato alla consapevolezza e alla maturazione di cose della nostra realtà sociale. Ho visto padri di famiglia di 30-35 anni, con contratto a termine e perdere quello che avevano costruito dalla sera alla mattina. Situazioni critiche che per un ragazzo all’epoca di 21 anni, dinanzi ad una realtà del genere sono maturato su molti aspetti, riflettendosi sui miei stessi valori. Ad un certo punto ha coinvolto anche la musica. Perché arrivi ad un punto in cui devi capire se deve essere il tuo lavoro che ti permette di portare il pane a casa, aiutare la tua famiglia e crearne una tua. Questo ha toccato molto il contenuto dei miei testi. E non è un semplice riscatto, ma una rivendicazione di rispetto verso ogni persona. Ognuno di noi ha subito e vissuto cose e merita rispetto e di essere ascoltato. L’ascoltare è fondamentale, soprattutto quando si vogliono dare giudizi.>>

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Come nasce il progetto che ha portato alla collaborazione con Whizy Boost?

D. <<Tutto nasce dal gennaio 2017, circa due anni fa, quando quello che era un semplice rapporto d’amicizia adolescenziale, con Carmine, alias Whizy è diventato un incontro musicale. In quel periodo facevamo pezzi random, due tre canzoni mai completate e in tutto questo abbiamo avuto l’accompagnamento di Genny Ozzi che funge da partner organizzativo e manageriale della nostra attività. Nonostante mi sia dispiaciuto il suo trasferirsi a Milano è riuscito ad aprirci qualche contatto in questo mondo difficile. I primi passi li abbiamo iniziati, io Whizy e Genny. Grazie anche alla partecipazione di Marco Bear, la crew si è aperta anche sul piano dell’immagine. Marco è il fotografo della nostra attuale etichetta. L’attività di Whizy ci ha permesso di aprirci ed incontrarci ad altri figure del mondo indipendente musicalmente. Il 2018 è stato un anno di formazione e allenamento.>>

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Perché di formazione e allenamento?

 W.<<La nascita di una simbiosi artistica, nata con lo scrivere di Demetrio, il produrre e il registrare, nonostante il mio produrre anche per altri artisti partenopei, come Shutta ha gettato le fondamenta di quello che è diventato l’avvento de La Mano De Dios. Capendoci a vicenda, le cose sono uscite sempre più forti. Il 2018 è stato profittevole nel seminare, adesso raccogliamo i frutti.>>

D.<<Il formarci a vicenda ha portato noi quattro ,insieme ad altri ragazzi come Danijo, Shatto, Hfhuma, Intifada, e la Vida Film nascita di un team che oggi è un’etichetta indipendente. La situazione profittevole del 2018, si è tradotta in un EP che a breve lanceremo con un singolo, Bahamas. >>

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Cosa vi aspettate da questo 2019?

W. <<Il 2019 è stata la conseguenza di tutto ciò che è successo nel 2018 e del nostro impegno tra Napoli e Casalnuovo. Si è creata la situazione che da famiglia si è trasformata in concreto, con La Mano De D10s.>>

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Perché La Mano De D10s?

W. << Perché questo nome rappresenta Napoli ed il suo sogno. Nonostante sia nato per caso sentiamo tutti di essere nati a Napoli. Fondamentalmente qui il mito di Diego è onnipresente. A dicembre abbiamo creato un canale su I-cloud, scherzando sulla scelta del nome ci siamo trovati tutti concordi ed entusiasti.>>

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Whizy Boost come nasce la tua attività?

W. << Io sono uno young producer, ma la passione per la musica nasce da bambino nonostante avessi altri interessi come lo sport. Ma dalle superiori la conoscenza con un dj house col tempo e la crescita d’interesse, dal 2013 mi ha portato a voler imparare. Dopo le prime difficoltà, nel 2015 divenni ostinato a voler produrre, a fare diventando una sorta di patologia che mi impediva di studiare. Dopo il diploma e il tentativo all’università mi sono convinto che non era quello che volevo fare nella vita. Mi sono rimboccato le maniche e lavorando ho iniziato a creare il mio set-up studio e studiare pianoforte per migliorare nelle creazioni di beat. Con il tempo mi sono sempre trovato in situazioni in cui c’erano cose da fare artisticamente che sia rap, fotografia videomaker. L’etichetta è un sogno realizzato perché ci permetterà di fare tutto in casa, in famiglia. Speriamo che questo sia un anno positivo per tutti, siamo ragazzi che abbiamo fatto la gavetta e cerchiamo di far qualcosa di positivo e la mano de dios potrebbe essere favorevole, di buon auspicio>>.

Che influenze musicali risenti maggiormente?

W. << Da bambino come adesso di Michael Jackson e del mondo pop. A livello di hip-hop influenze decisive, dalla cloud rap e sound molto lenti, che adoro riproporre con Demetrio, che mi fa star bene e da sensazioni positiva. Ma non disprezzo nemmeno Drake o Asap Rocky. Sulle strumentali, il mio produttore preferito è Scott Storch, per la padronanza e il connubio musica e temi. Tutte le varie tematiche ne diviene semplicemente padrone. Sul lato italiano certamente stima e riconoscenza verso Sick Luke e Charlie Charles.>>

Com’è il 2019 di Demetrio?

D. <<Il mio scopo è sempre focalizzarsi sul presente e sul futuro. Lo scorso 25 gennaio 2019 è uscito il mio singolo 200 KMH, prima traccia di un nuovo percorso e su tutte le piattaforme digitali. Abbiamo realizzato anche un videoclip. Il nostro scopo è di far rumore in attesa del mio lavoro discografico, un EP di cui non posso dire il numero preciso di tracce. A lanciare il mio lavoro sarà un secondo singolo, primo del nuovo EP, Bahamas in uscita verso la fine di febbraio. Con 200KHM abbiamo dato al pubblico qualcosa di tendenza, in modo più fresh e originale. L’idea è stata quella di coinvolgere la gente con un sound ritmato, rispetto allo standard trap onnipresente. Ma con Bahamas abbiamo una nostra linea che vogliamo esporre.>>

Che cosa porterà questo lavoro?

<<Il disco ha carattere personale, argomenti più pesanti, che espongono tematiche presenti nel mio microcosmo, ma parlando di un cambiamento altruista che coinvolga i miei familiari, i miei amici, la mia ragazza e tutte quelli che mi vogliono bene. Io sento il peso del testo, il mio messaggio è una positività immersa in un sound che si distacca da quello presentato con 200KMH, ma con una maggiore incisività. 200KHM è stato registrato a giugno, le successive esperienze umane e musicali hanno portato una maturazione musicale che ascolterete prossimamente.>>

 

Domenico Papaccio
Domenico Papaccio
Laureato in lettere moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II, parlante spagnolo e cultore di storia e arte. "Il giornalismo è il nostro oggi."