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Muhammad Ali: la storia di una leggenda

“Cassius Clay è un nome da schiavo. Io non l’ho scelto e non lo voglio. Io sono Muhammad Ali, un nome libero. Vuol dire amato da Dio. Voglio che la gente lo usi quando mi parla e parla di me” così disse nel 1964 quello che è considerato il più grande pugile di tutti i tempi.

Muhammad Ali nacque il 17 gennaio 1942 a Louisville (in Kentucky). Il 3 giugno 2016 morì in seguito a un ricovero in ospedale per quella che sembrava all’inizio una banale polmonite.

L’ex pugile comparse in pubblico l’ultima volta nel settembre del 2014 proprio nella sua città natale Louisville. Egli partecipò in quella occasione alla cerimonia dei “Muhammad Ali Humanitarian Awards”, durante la quale non prese parola.

Campione Olimpico negli anni ’60, tre volte campione del mondo, Muhammad Ali è uno degli ex pugili più famosi del mondo.

Nel 2001 il regista Michael Mann gli dedicò un film e scelse Will Smith per interpretarlo. Proprio quest’ultimo durante i funerali del campione portò la bara.

Titolo mondiale dei pesi massimi dal 1964 al 1967, dal 1974 al 1978 e nel 1978.

Ma Muhammad Ali è noto anche per la sua conversione all’Islam, per avere rifiutato di combattere nella Guerra del Vietnam e per la sua amicizia con Malcolm X.

Nel 1967 si rifiutò di combattere nella Guerra del Vietnam per motivi religiosi e per sua opposizione al conflitto. Per questo il pugile venne arrestato e accusato di renitenza alla leva. Inoltre, non poté combattere i tre anni successivi.

Fino a quando la Corte suprema degli Stati Uniti d’America annullò la sua condanna nel 1971.

Ali era affetto dalla sindrome di Parkinson e per anni ha dedicato il suo tempo ad attività benefiche.

L’incontro più famoso

Nonostante Muhammad Ali vanti una carriera sconfinata, l’incontro per il quale è più famoso a detta degli esperti è quello del 25 febbraio del 1964 con Sonny Liston. Non a caso la rivista Sport Illustrated lo ha inserito nella lista degli eventi sportivi più iconici del XX secolo.

Liston era una leggenda nera della boxe e nessuno aveva il coraggio di affrontarlo. Egli aveva imparato a boxare in carcere egli, inoltre, lavorò come sgherro di Frankie Carbo, un killer della mafia della famiglia Lucchese. All’epoca Muhammad Ali aveva appena 22 anni, era semisconosciuto e nessuno avrebbe scommesso su di lui, nemmeno Liston, che non si preparò per l’incontro.
L’incontro durò sette round e alla fine Liston si arrese. Alla fine, Liston abbandonò il ring e Clay alzò i guantoni al cielo in segno di vittoria e urlando “I’m the Greatest”.