Tante leggende, di tanti ambiti sia dello spettacolo, sia della politica e sia dello sport in questo 2016 ci hanno lasciato. Il duro fato questa volta è toccato a quello che è il pugile più grande di tutti i tempi, Cassius Clay, che sarebbe diventato in seguito Muhammad Ali.
L’ex pugile soffriva da tempo di morbo di Parksinson, e tale morbo, peggioratosi, lo ha portato via questa notte. Tante le persone di spettacolo e di sport che hanno reso omaggio alla defunta leggenda, che è stata una vera e propria icona per tutte le generazioni che ha conosciuto.
Cassius Marcellus Clay nasce a Louisville il 17 gennaio del 1942, fu iniziato alla boxe da un poliziotto della stessa città, un certo Joe E. Martin, che lo vide inveire contro il ladro della sua bicicletta. Lo portò alla palestra Columbia, dove cominciò a sfoderare il suo grande talento.
Con il passare degli anni, il giovane Cassius si renderà protagonista di grandissimi e leggendari incontri che lo porteranno a sfidarsi contro pugili del calibro di Sonny Liston, Joe Frazier e George Foreman, contro di cui ha combattuto il match pugilistico più importante di sempre a Kinshasa, nell’ ex Zaire, il 30 ottobre del 1974.
Vinse e difese il titolo in ben 61 incontri, vincendone 56, sia nella WBC e sia nella WBA tra il 1964 ed il 1979. Vinse anche la medaglia d’oro a Roma nel 1960, tutto questo ovviamente nella categoria regina, quella dei pesi massimi.
Nel 1964 inoltre, avvenne la svolta nella sua vita, quando sposò la causa della Nation of Islam, quindi convertendosi e cambiando il nome legalmente in Mohammad Ali, che è il nome con cui sarebbe diventato una leggenda vivente.
Ali è stato iconico per molte sue frasi che hanno sempre infuso motivazione e determinazione, e che ancora oggi sono nella memoria della maggior parte delle persone.
Da citare anche la figlia di Ali, Laila, che è stata un’eccellente pugilessa in grado di ritirarsi da imbattuta.