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Morti nel settore sanitario considerate infortuni sul lavoro

Oggi è la Giornata Mondiale della Sicurezza sul Lavoro e ci si interroga sulle numerose morti ed il gran numero di contagi verificatisi tra il personale sanitario.

Quest’anno nei report e nelle indagini statistiche non potranno non essere considerati i decessi per Coronavirus, vittime medici ed infermieri. Ad oggi sono 151 i medici che hanno perso la vita in corsia, a causa della scarsità di presidi di protezione individuali. Una manchevolezza che coinvolge anche altre categorie professionali che non hanno cessato di lavorare in questo difficile periodo.

Ricorre oggi il 20esimo anniversario di uno dei peggiori disastri chimici della storia, avuto luogo in India nel 1984. L’esplosione di una fabbrica di pesticidi portò alla morte 2.500 persone continuando a procurare delle perdite anche negli anni successivi alla tragedia. In data odierna sono circa 27.000 le morti per Coronavirus, un evento dalla portata immane, non si sa ancora bene se propagatosi naturalmente oppure per mezzo di un errore umano. Senz’altro però un evento che continuerà a procurare ugualmente morti se non verranno posti argini alle lacune del nostro Sistema Sanitario.

Vari gli esposti che si pronunciano in nome della classe dei sanitari, che spingerebbero a definire i contagi e le morti per Coronavirus con l’etichetta di infortuni sul lavoro. Si riflette su come strutturare strategie preventive, affinché inoltre gli stessi ospedali non divengano i nuovi focolai della pandemia.

Si sta pensando di indire, in regioni come la Liguria, una commissione di indagine del Consiglio Regionale, una volta terminata l’emergenza. La commissione deterrebbe il compito di analizzare tutto quanto è stato fatto o non fatto in merito a procedure ed attività relative all’epidemia.

“Si tratta di uno strumento, che dovrebbe raccogliere dati e notizie affinché la Liguria possa eventualmente affrontare nuove epidemie senza trovarsi impreparata o peggio con un sistema sanitario allo sfascio” sostiene Danilo Bruno, portavoce di “Europa Verde”.

Insomma, si lavora per prevenire e curare, ed ora come ora per una ripartenza a livello sanitario. Il Sistema Sanitario Nazionale italiano si annovera tra quelli più eccellenti al mondo, garantendo cure a tutti i cittadini ed un’ottima preparazione universitaria ai suoi discepoli, ma non può essere detto altrettanto della sua gestione.

Nel 2019, secondo l’Ocse, l’Italia sarebbe responsabile di una spesa sanitaria al di sotto della media rispetto al resto d’Europa, assieme ad una serie di promesse di finanziamenti susseguitesi dai vari Governi negli anni e mai realizzate. Infine, il numero inferiore al fabbisogno di medici ed infermieri nel settore pubblico -prodotto dei tagli alla Sanità- ha fatto sì che arrivassimo impreparati al cospetto del Covid-19. In conclusione bisogna rimboccarsi le maniche per riconoscere gli errori commessi nel passato, porvi rimedio e rinnovare il campo della medicina, come già si sta tentando di fare.

Rosalba Caramiello
Rosalba Caramiello
Giovane psicologa clinica laureatasi all'Università di Roma "La Sapienza" ed educatrice, appassionata di giornalismo e fotografia.