Misteri e splendori: Quando, nella notte del 17 ottobre 1590, Maria d’Avalos e Fabrizio Carafa vennero barbaramente trucidati dai sicari del maestro Carlo Gesualdo, accecato dalla gelosia per il tradimento subito, il terrore si sparse dapprima nella piazza di San Domenico Maggiore e poi, con il vociare del popolo, per tutta la città. I corpi massacrati dei due amanti, lasciati nudi per le scale del palazzo, a monito per la cittadinanza, violati e mutilati, fino alla decisione dei giudici della Vicaria di dar loro pace, rappresentano una delle più conosciute storie leggendarie della città di Napoli.Ancora oggi c’è chi giura di vedere il fantasma della bellissima Maria aggirarsi per le vie attorno al Palazzo alla ricerca del suo Fabrizio. E proprio da Fabrizio partiamo per ricollegarci alla Cappella Sansevero: una volta riavuto il corpo del figlio, sua madre, Adriana Carafa della Spina, per ottenere a suo figlio la grazia del perdono divino, si recò da una suora mistica del tempo, Suor Orsola Benincasa, chiedendole di intercedere con la preghiera per la salvezza dell’anima di suo figlio. In cambio, promette alla suora di edificare, proprio accanto al luogo del massacro, una cappella dedicata alla Madonna della pietà che, per le piccole dimensioni, verrà chiamata Santa Maria della Pietatella. Fu poi nel Settecento che il Principe Raimondo De Sangro, divenutone il proprietario, la arricchì di grandi e magnifiche opere, tra le quali annoveriamo di certo due statue che rapiscono l’attenzione di chi le guarda: il disinganno e la pudicizia. L’arte scultorea sembra aver raggiunto i vertici della perfezione in queste opere eppure, a pochi centimetri, quella che è conosciuta in tutto il mondo come l’opera principe della Cappella Sansevero: il Cristo Velato. Nell’opera del Sammartino, è tale la grandezza tecnica dell’artista, che tutti hanno la sensazione che sul corpo del Cristo ci sia davvero un velo e non il marmo lavorato mirabilmente. Persino camminare lungo il pavimento intarsiato rende la visita alla Cappella un percorso emozionante. Ovunque si percepisce la personalità del Principe, la sua enorme figura nel campo delle scienze, dell’alchimia, e sembra quasi di vederlo passeggiare nella navata tra le opere da lui stesso volute. Era un membro importante della Massoneria, un illuminista di valore, un grande studioso, anche dell’occulto. Nella parte sottostante della Cappella poi, si trovano due teche contenenti le cosiddette “macchine anatomiche”:Sono due scheletri, quelli di un uomo e di una donna, in cui è visibile l’intero apparato artero-venoso.
Inizialmente, leggenda voleva che si trattasse di due domestici del Principe cui, con dei trattamenti chimici particolari, furono come imbalsamate bene ed arterie. Successivamente, si appuro’ che in realtà si tratta di due ricostruzioni , create sulla base delle conoscenze anatomiche del tempo. Chiunque voglia vedere queste opere magnifiche, oltre ad immergersi in un mondo di esoterismo, di occulto, di mistero, non deve far altro che prenotare la sua visita alla Cappella Sansevero. Sarà come entrare in un mondo fatato, o, come si dice adesso, in un Fantasy. È uno dei luoghi di Napoli nei quali si mescolano passato e futuro, la scienza con la storia, un luogo che non dimenticherete mai.