Risse, spintoni, calci, sputi e chi più ne ha più ne metta, non ci si scandalizzi troppo, questo è quello che raccontano i curriculum di alcuni dei più controversi calciatori sparsi nella cronologia di questo sport. Proprio ieri il calcio festeggiava una data, nessuna grande vittoria, gol da mille replay o centenario, il Soccer made in Britain ricordava uno degli episodi più violenti, ma ormai divenuto celebre avvenuto su un campo da gioco.
25 gennaio del 1995, a Selhurst Park il tempio londinese del Crystal Palace, Eric Cantona attaccante francese del Manchester United si libera della marcatura avversaria colpendo con un calcio il difensore, espulso immediatamente dall’arbitro la sua reazione passò alla storia. Due passi, poi si avvicina ai bordi del campo, separato rispetto al pubblico secondo la cultura inglese da una semplice barriera che muore all’altezza delle ginocchia, forse infastidito da qualche epiteto irriguardoso sollevato nei suoi confronti, salta e colpisce un tifoso in prima fila prima con un calcio e poi con un pugno. Ci vollero diverse forze dell’ordine per sedare un principio di rissa tra calciatore e tifosi. Oggi si celebra un anniversario quantomeno bizzarro: allora quel gesto costò 9 mesi di squalifica e 120 ore di servizi sociali all’attaccante oggi attore.
Ma il calcio inglese, seppur figlio della disciplina e del rispetto che caratterizzano l’intero apparato istituzionale inglese, ne ha avuti diversi di “bad boys“; emblematico il caso di Paul “Gazza” Gascoigne, straordinario atleta che però ha dovuto fare spesso i conti con il suo carattere bizzoso e propenso a multe e squalifiche, apprezzato anche in Italia con la maglia della Lazio, l’attaccante nato a Dunston oggi passa più tempo in qualche clinica di riabilitazione che a casa. Poi c’è Joey Barton a cui servirebbe un articolo a parte, in 32 anni si sprecano i momenti di elevata censura che hanno contraddistinto la sua carriera. Passato anche per il carcere, fu storico il suo scambio di opinioni con Ousmane Dabo, all’epoca suo compagno di squadra al Manchester City, un pugno diretto all’occhio da parte di Joey gli causò il distacco della retina e diversi interventi.
Ci ricordiamo poi, con un memorandum dal retrogusto dolcissimo, la testata di Zinedine Zidane al difensore della nazionale Marco Materazzi, in quella che fu la finale dei mondiali, poi vinta dagli azzurri contro i francesi all’Olympiastadion di Berlino. Quella fu l’ultima gara in carriera per il pallone d’oro 1998, lo slowmotion del francese che abbandona il campo scendendo impassibile le scale durante i tempi supplementari, fu significativo, quanto triste, per il mondo del calcio.
Senza scomodare leggende del passato ci si potrebbe soffermare sui cattivi ragazzi passati per la Serie A. In principio fu Paolo Montero, arcigno uruguagio in forza per tanti anni alla Juventus dell’avvocato Agnelli, 16 cartellini rossi e diverse decine di giornate di squalifica sono un pedigree di tutto rispetto; poi Totti che si è visto sventolare in faccia il cartellino rosso per ben 14 volte in carriera; Zlatan Ibrahimovic che a gol da cineteca alternava pugni allo stomaco e faccia a faccia con gli arbitri, come a dire genio e sregolatezza viaggiano troppo vicini.
L’ultimo episodio scriteriato di cui avremmo fatto volentieri a meno, arriva dall’anticipo di sabato all’Olimpico, dove Philippe Mexes ha prima preso al collo l’avversario Mauri e poi dopo essere stato allontanato dall’arbitro si è di nuovo scagliato sul laziale. Recidivo il francese rischia un lunghissimo stop, non sarebbe il primo e forse neanche l’ultimo.