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Messico: grande protesta contro i femminicidi

“Siamo furiose con il governo e con media”. In Messico non si placa la protesta contro i femminicidi.

Ciò che ha innescato la protesta è stato l’omicidio della 25enne Ingrid Escamilla, uccisa dal partner la settimana scorsa a Città del Messico. È iniziata così la protesta, scoppiata in ben dieci città del Paese.

Migliaia di donne sono scese per le strade della capitale e nelle altre città con cartelli su cui vi era l’immagine di quest’ultima vittima.

La manifestazione è volta a criticare l’inerzia del governo del presidente Andrés Manuel López Obrador rispetto a un tema che è diventato emergenza, e soprattutto in Messico.

Ma l’importanza di questa manifestazione è dovuta al fatto che, per la prima volta, vengono accusati i media che avevano pubblicato il video dell’orrore.

L’accusa del corteo è rivolta soprattutto a La Prensa, tra i quotidiani più diffusi a Città del Messico, che aveva pubblicato in prima pagina alcune delle foto più brutali.

Nel video fatto girare si vede chiaramente l’uomo, Erik Francisco, che litiga con la convivente togliendole il coltello con cui lei cercava di difendersi e piantandoglielo nel collo. L’uomo poi squarta parte del corpo, tira fuori le budella e altro, e le solleva.

La polizia arrivata sulla scena ha filmato quello che si presentava ai loro occhi, e il video è arrivato ai media.

Quando la Prensa ha pubblicato anche altre foto è scattata la mobilitazione.

Il corteo di Citta del Messico si è ingrossato man mano che avanzava verso il palazzo del governo e quando è stato bloccato da un cordoglio di poliziotti, sono scoppiati gli incidenti. La manifestazione è proseguita lo stesso per le strade della città, e, in seguito, in direzione della sede del giornale; anche qui è intervenuta la polizia con un cordone protettivo.

Mai una manifestazione era stata così seguita fa media, che hanno colto i dettagli di un corteo che diventava sempre più massiccio.

Tutto questo è accaduto nelle stesse ore in cui il governo ha accolto la proposta del procuratore generale, incaricato di riformare il codice penale, di derubricare il reato di femminicidio a omicidio.