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martedì, 26 Settembre 2023

Mazoun Almellehan, la Malala della Siria

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La storia della sedicenne Mazoun Almellehan è una storia di speranza. E’ il racconto di un’inconsapevole eroina che ogni giorno nel campo profughi da Azraq combatte per il diritto all’istruzione.

La piccola grande crociata portata avanti da Mazoun, nella distesa color ruggine del deserto giordano, è tanto sentita e potente che i giornalisti della CNN non hanno potuto non paragonarla a quella del premio Nobel Malala Yousafzai.

“Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo”, è la frase ormai storica dell’attivista pakistana. La stessa che spinge la rifugiata Mazoun ad andare avanti.

Mazoun si è lasciata alle spalle gli orrori della guerra. Nel 2013, quando il conflitto è arrivato nel suo villaggio a Daraa, la giovane è stata costretta a fuggire con i suoi genitori e tre fratelli più piccoli in Giordania. La famiglia ha trascorso un anno nell’affollato campo profughi di Zaatari, prima di passare al più tranquillo e attrezzato campo di Azraq poco più di un anno fa. Oggi, la famiglia Almellehan condivide con altri nuclei familiari una scatola di acciaio zincato di circa 75 metri quadrati.

La ragazza siriana non ha tempo per pensare a tutto quello che ha perso, deve concentrarsi su quello che verrà dopo. Studia l’inglese, segue un corso di informatica, spera di ottenere dei libri per il prossimo anno scolastico. La materia preferita di Mazoun è scienze: «Quando impariamo a conoscere la scienza, impariamo di più sul mondo che ci circonda» ha spiegato ai reporter con un sorriso.

Gli inviati sono rimasti colpiti dal “puro, sfrenato entusiasmo per la vita e le opportunità che ci attendono” della giovane, che vive in un campo profughi desolato a 62 miglia dal confine con la Siria.

C’è una sola cosa che turba Mazoun. La ragazza è tormentata da un’unica preoccupazione: quella di veder tornare a scuola i suoi compagni di classe, a settembre. La giovane ha motivo di essere pensierosa, perché sa che la pratica del matrimonio precoce è un’ombra che cala su un numero sempre maggiore di giovani sfollati.

Il matrimonio precoce è un fenomeno in ascesa tra i rifugiati siriani in Giordania. Secondo l’UNICEF, negli ultimi tre anni i matrimoni precoci sono passati dal 18% a circa un terzo di tutti i matrimoni che coinvolgono un profugo siriano. La causa del boom dei matrimoni precoci è facilmente rintracciabile: i disperati sfollati siriani vedendo il matrimonio precoce come un modo per garantire un futuro sociale e finanziario alle proprie figlie.

«Se sei un genitore e vedi l’opportunità che qualcuno possa prendersi cura “finanziariamente” del tuo bambino, è una decisione estremamente difficile» -afferma Stephen Allen dell’UNICEF«E non è una scelta che un padre e una madre prenderebbero in circostanze diverse, ma in questa situazione alcuni genitori hanno scelto di seguire questa strada.»

Mazoun pensa che i genitori che decidano di far sposare precocemente i propri figli commettano un grosso errore. Per due anni la ragazza è andata di porta in porta, nei campi profughi, per convincere i genitori a lasciare le proprie figlie a scuola invece di fare pressione per il matrimonio.

«Se il matrimonio fallisce, la giovane sposa sarà vulnerabile»– spiega Mazoun- «L’istruzione è molto importante perché è lo scudo che possiamo usare per proteggerci nella vita. E ‘il nostro metodo per risolvere i nostri problemi. Se non abbiamo l’istruzione, non possiamo difenderci.»

Nel febbraio del 2014, Malala Yousafzai ha fatto visita a Mazoun a Zaatari. Malala nutre una profonda ammirazione nei confronti della sua coetanea siriana. «Quando sono stata nel campo profughi dove alloggia, è stato bello incontrarla» – ha ricordato in un’intervista dell’UNHCR YouTube lo scorso anno- «Mazoun ha grandi sogni per il suo paese. Vuole che il suo sia un paese pacifico, vuole vedere la pace in ogni angolo della Siria.»

Nel mese di dicembre dello stesso anno Mazoun è volata ad Oslo per vedere la consegna del Premio Nobel per la Pace alla Yousafzai. «Sono molto orgogliosa di essere chiamata la “Malala della Siria”. Malala è una persona forte che ha affrontato enormi difficoltà nella sua vita. Si è schierata in prima linea per promuovere l’educazione, in un modo che mi motiva a fare di più.»

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