La Direzione Investigativa Antimafia di Napoli ha sequestrato beni per un valore stimato di oltre 100 milioni di euro al clan dei casalesi. Il sequestro è stato disposto dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere ai danni dell’imprenditore campano Alfonso Letizia, affiliato al clan camorristico dei casalesi. Sono stati sequestrati numerosi immobili, autoveicoli e rapporti finanziari; un’operazione complessa che ha visto scendere in campo l’unità operativa della DIA, insieme ai carabinieri di Caserta e la Polizia Stradale di Campania e Molise.
Alfonso Letizia, imprenditore campano di 67 anni, è originario di Casal di Principe; insediato a Mondragone nel casertano, sarebbe, secondo le indagini, responsabile di aver collaborato con il clan camorristico dei casalesi prestando le strutture e le proprietà dell’intero gruppo imprenditoriale, a cui presta il nome, alla malavita per lo svolgimento di attività di stampo camorristico.
Gli uomini della DIA hanno sequestrato 81 terreni e fabbricati, 29 veicoli tra auto e moto, decine e decine di conti bancari e altri rapporti finanziari frutti di società colluse con il clan camorristico dei casalesi. La collaborazione tra l’imprenditore e il clan si basava sulla totale disponibilità delle infrastrutture societarie e degli impianti di Letizia per lo svolgimento delle attività camorristiche, un vero e proprio terreno florido capace di tenere lontani gli sguardi indiscreti. Secondo le indagini, infatti, le società del gruppo imprenditoriale Letizia venivano completamente messe a disposizione della camorra; in cambio il clan faceva in modo che il calcestruzzo prodotto fosse acquistato in tutto il territorio casertano, conferendo all’imprenditore il quasi totale dominio del mercato e garantendone la vendita nonostante il prezzo d’acquisto venisse fortemente maggiorato. Stando alle deposizioni di molti collaboratori di giustizia, tra cui Carmine Schiavone o Luigi Diana, Letizia si era conquistato negli anni la fama di vero e proprio riferimento per le fazioni di Bidognetti. I guai con la legge per l’imprenditore era cominciati anni addietro con la conclusione dell’operazione “il principe e la ballerina”, dalla quale venne portato alla luce un fitto intreccio di corruzione, compravendita di voti e truffe; un’operazione che portò dietro le sbarre oltre 50 persone oltre Letizia, coinvolgendo anche molti nomi noti dello scenario politico tra cui l’ex presidente Luigi Cesaro .
Le attività illegali e la collusione con la malavita casalese hanno fatto si che negli anni il capitale aziendale di Alfonso Letizia continuasse a crescere acquisendo siti per l’estrazione e la vendita, costituendo società e intrattenendo, secondo quanto dichiarato dagli investigatori, rapporti personali con esponenti dei clan per sfruttarne il potere intimidatorio e agevolare il proprio arricchimento. Nel corso delle indagini gli investigatori hanno inoltre individuato la coercizione intrapresa dai casalesi nella costruzione di un centro commerciale casertano, per il quale era stato indicato come fornitore di calcestruzzo proprio Letizia.