Già parte dei “vecchi” Matia Bazar dal lontano 1998, ne è diventato il leader dopo il passaggio del testimone da parte di Piero Cassano, tra i fondatori del gruppo genovese nato nel 1975, la testata giornalistica online ha ottenuto un’intervista da Fabio Perversi, che ci ha svelato alcuni segreti riguardo il rilancio della band, nonché riguardo i progetti futuri.

Perversi rileva il marchio, e il repertorio, dei Matia Bazar direttamente dai fondatori originali del gruppo, Piero Cassano e Giancarlo Golzi, tenendo fede ad una promessa fatta al batterista morto improvvisamente a causa di un infarto il 12 agosto 2015. Evento che ha segnato fortemente le sorti dei Matia Bazar
Nella band rinnovata, Perversi ha cercato di reinserire anche due colonne del gruppo originario, la famosissima cantante Antonella Ruggiero e l’altrettanto famoso chitarrista Carlo Marrale, che purtroppo hanno deciso di declinare l’invito a causa di nuovi progetti personali.
Arrangiatore, produttore artistico, compositore e polistrumentista, Fabio Perversi si trova a capo di un gruppo totalmente rinnovato, apertosi all’incremento delle figure femminili.
Non si ha più solamente una formazione che prevede la presenza di una sola donna, bensì si è di fronte ad una formazione che ne prevede tre, Luna Dragonieri, vocalist, Fiamma Cardani, batterista, e Paola Zadra, bassista.
La band è ovviamente completata dal chitarrista Paolo Marras e dallo stesso Perversi, alle tastiere, al sintetizzatore e al violino.
L’intervista
Di seguito l’intervista gentilmente concessaci dal leader dei Matia Bazar, Fabio Perversi.
- Come nascono i Matia Bazar e come si impongono sulla scena musicale italiana?
«I Matia Bazar nascono nel 1975 con una formazione a cinque elementi, con Piero Cassano, Antonella Ruggiero, Carlo Marrale, Aldo Stellita e Giancarlo Gozzi. Un gruppo che si unisce da una serie di altri gruppi, i Jet, che erano un gruppo di progressive, ed il Museo Rosenbach, un altro gruppo di musica progressive. Da lì inizia una vita di composizione di brani, che sfocia subito, l’anno successivo, nel primo grande successo, che è “Stasera che sera”, e da lì c’è stato il decollo del gruppo che s’impone sulle scene italiane e non solo, perché poi riescono ad emigrare anche fuori dall’Italia e a far si che i Matia Bazar diventino famosi un po’ in tutto il mondo.»
- Come sono cambiati i Matia Bazar fino ad oggi?
«Come i tempi cambiano, anche i Matia Bazar Cambiano. La storia musicale dei Matia Bazar, il loro filone musicale, ha sempre uno stampo ben preciso, per quanto riguarda le armonie, le scelte dei testi e le melodie, con questa voce, la prima fu proprio Antonella Ruggiero, ma poi le ragazze che si sono avvicendate dopo Antonella, hanno avuto ed hanno le stesse caratteristiche.
Questa vocalità molto spiccata, molto estesa ha permesso di realizzare molte melodie.
Uno dei segreti dei Matia Bazar è che non sono mai stati dietro le mode, hanno sempre, pur senza volerlo, imposto una tipologia di musica interessante, parliamo sempre di musica pop, ma variando nei generi, pur mantenendo questo filone.
Ad esempio, nella prima metà degli anni ’70, con “Stasera che sera” o “Solo tu” o “Mister mandarino”, non si è continuato a mantenere quel filone, ma negli anni ’80 è uscito un brano molto più elettronico come è “Elettroshock”. Poi è subentrato “Vacanze romane” nell’83, nell’85 “Ti sento”, negli anni ’90 un filone più rock, nei primi anni 2000 con “Brivido caldo”, ad esempio, si è avuto un ritorno un po’ alla canzonetta spensierata, per cui c’è un insieme di elementi.
È un po’ come una ricetta, quando si cucina, c’è un po’ di sale, un po’ di pepe, c’è il sugo che può essere di carne o di pesce.
L’importante è che la qualità sia sempre alta, e questa è una delle garanzie che i Matia Bazar mettono sempre in campo.»
- Da cosa derivano i cambiamenti che la band ha vissuto nel tempo ?
«derivano dal carattere delle persone, dalle esperienze delle persone, che magari vogliono tentare altre strade, da circostanze personali. A questo proposito porto l’esempio di Antonella che nel ’90 abbandono i Matia Bazar per un suo giusto desiderio di diventare mamma. Lei abbandonò proprio per questo motivo, contenta dei successi raccolti fino a quell’epoca per i primi quindici anni, si è poi rivolta e riversata sulla famiglia. È ovvio poi che ogni persona che fa musica non possa rimanere lontana dal palco, non possa rimanere lontano da quello che è il discorso del mettersi sempre in gioco. Poi nel ’96 lei ritornò.
Un altro esempio, Silvia, abbandonò dopo la vittoria di Sanremo nostra del 2002, perché voleva provare ad intraprendere una carriera da solista. Roberta Faccani abbandonò nel 2010, per una voglia anche sua di mettersi in gioco come persona singola.
La gestione di un gruppo è un po’ come gestire un ménage familiare, o una relazione sentimentale. Ci sono dei momenti in cui è tutto rose e fiori ed altri momenti in cui, magari, le cose vanno un pochino meno bene.
Poi sta nell’intelligenza delle persone capire se si possa continuare su una strada comune e prendersi per mano, oppure scegliere di prendere altre strade.»
- Da cosa nasce l’idea del rilancio avvenuto nel 2018?
«L’idea del rilancio nasce, ovviamente, da me, per una promessa fatta a Giancarlo Golzi, che purtroppo è scomparso nel 2015 in modo del tutto inaspettato. Ci siamo fermati un anno, cioè nel 2016, per capire cosa fare, ma questa promessa che avevo fatto a Giancarlo mi ha portato a caricarmi di questo zainetto di oneri ed onori, portando avanti questo grande marchio, famoso in tutto il mondo, con un repertorio incredibile.
Io non me la sono sentita di abbandonare artisticamente, e quindi far morire artisticamente, questo gruppo, perché io sono all’interno dei Matia Bazar da vent’anni ed ho ottenuto davvero tante soddisfazioni, compresa la vittoria del Festival di Sanremo, ottenuta nel 2002.
Queste cose mi hanno portato a portare avanti i Matia Bazar, ovviamente con mille difficoltà, perché i cambiamenti sono, a volte drammatici, altre volte risultano effettivamente positivi.
In Italia c’è questa associazione di marchio al volto, mentre all’estero, ad esempio, abbiamo vita molto più semplice, perché c’è grande rispetto solo ed esclusivamente per i marchi, fatto salvo della possibilità e della disponibilità delle persone che ne fanno parte.
Ho scelto di continuare, avvalendomi di quattro ottimi talenti, che sono Piero Marras alla chitarra, c’è una grande novità, ho voluto inserire delle figure femminili in più alla sola cantante, ed ho Fiamma Cardani alla batteria, Paola Zadra al basso e poi Luna Dragonieri la nuova vocalist.
La scelta di avere più quote rosa nel gruppo deriva dal, per quanto concerne la batteria ed il basso, rispetto totale che ho per Giancarlo Golzi, così come Aldo Stellita, il bassista, mi hanno portato a compiere una scelta che non mettesse in secondo piano le loro figure.
Con un cambio di sesso maschile in questi ruoli pensavo di andare troppo in contrapposizione, mettendo troppo in gioco le loro figure.
Con una figura femminile, non perché sia di valore inferiore, il contrasto tra le due figure è molto meno spiccato, molto meno evidente. Questo grande rispetto che io ho nei confronti di Giancarlo e di Aldo mi ha portato a questa scelta.»
- Da cosa deriva la sua scelta di rinnovare le componenti della band?
«La scelta di rinnovarla in toto deriva, come già detto, dal grande rispetto che nutro per queste due figure, per non farle passare in secondo piano.
Ovviamente, nella scelta di un musicista in sostituzione della figura di Aldo e di Giancarlo, avrei sicuramente scelto degli strumentisti super validi, super professionisti.
Faccio sempre un esempio, ossia quello di un concorso di bellezza. Due uomini che gareggiano per il primo posto in questo concorso sono sempre in conflitto, o comunque in una sorta di contrapposizione, mentre invece un uomo ed una donna hanno due percorsi paralleli che non si uniscono e non danno fastidio l’un l’altro.
La scelta di Fiamma e di Paola è giunta per questo motivo.
Luna, invece, la scoprii insieme a Piero Cassano nel 2013, quando partecipammo, come giurati, ad un concorso canoro in Puglia. Mi balzò subito all’orecchio, recuperai subito il numero di telefono e lo tenni nel cassetto fino a quando, dopo questo triste evento, cioè la morte di Giancarlo, non me lo son ritrovato tra le mani. Ho chiamato Luna e l’ho portata su a Milano per una serie di provini, finché poi non son stato certo che lei potesse essere la cantante dei Matia Bazar.»
- Quali sono i progetti futuri dei Matia Bazar?
«I Matia Bazar sono in giro per attività live, abbiamo da poco ultimato un tour in Cile, Sud America, che ci ha portato a fare una serie di promozioni in televisione e di concerti. Abbiamo un album di grandi successi, reinterpretati da questa nuova band in uscita per l’anno prossimo.
Il prossimo anno sarà il quarantacinquesimo dei Matia Bazar, vogliamo fare una piccola festa.
La grande festa ci sarà in occasione del cinquantesimo, ma il quarantacinquesimo è anch’esso un punto importante della carriera dei Matia Bazar, per cui abbiamo in uscita quest’album. Stiamo lavorando anche ad una serie di canzoni, ovviamente, inedite. Esse saranno in un secondo album, oppure ci sarà un album misto tra grandi successi e canzoni inedita.
L’anno scorso, nel 2018, abbiamo messo in circolazione due singoli, a febbraio “Verso il punto più alto” e tra maggio e giugno “Questo è il tempo”, due canzoni che rappresentano un po’ lo stato odierno dei Matia Bazar.»
La redazione del XXI Secolo coglie l’occasione per ringraziare Fabio Perversi per la gentile concessione, nonché per augurare ai “nuovi” Matia Bazar una carriera costellata da successi, in piena continuità con la storica carriera della band.