Il 4 giugno del 1994, ad appena 41 anni, si spense l’attore, regista e poeta malinconico sangiorgese. Intensa e breve la carriera teatrale e cinematografica di Massimo Trosi, conclusasi a 12 ore dal termine delle riprese de “Il Postino”, film che vinse un Oscar. A 20 anni dalla scomparsa, Troisi sarà ricordato nella sua San Giorgio a Cremano (NA) con una serie di eventi e iniziative “Nel segno di Massimo”.
Ironico, travolgente, confidenziale. A tutt’oggi, nessuno nel panorama artistico italiano è riuscito a eguagliare il suo stile. Massimo Troisi, il teatrante di razza, è ricordato principalmente per esser stato l’esponente della nuova comicità napoletana. E’ nella seconda metà degli anni ’70 che esplode il mito della Smorfia: Troisi, Arena, Decaro.

Nato il 19 febbraio 1953 a San Giorgio a Cremano, cittadina ancora troppo campagna alle porte di Napoli, crebbe in una famiglia molto numerosa. La sua carriera da attore iniziò nel 1969 al teatro parrocchiale della Chiesa di Sant’Anna. In seguito, insieme ad altri componenti del gruppo, affitterà un garage in via San Giorgio Vecchio che verrà chiamato Centro Teatro Spazio, all’interno del quale verranno rappresentati diversi spettacoli in stile pulcinellesco. Nel 1972 a Troisi fu diagnosticata un’anomalia cardiaca che l’obbligò, nel 1976, a recarsi negli Stati Uniti per un intervento alla valvola mitralica. L’intervento ebbe esito positivo, e nonostante l’attore napoletano non amasse parlare in pubblico della sua malattia, riprese poco dopo la sua carriera teatrale. Da quel momento in poi il gruppo del Centro Teatro Spazio si assottiglia, dando vita ai “Saraceni”, che oltre all’attore napoletano comprende anche Enzo Decaro e Lello Arena. Successivamente il gruppo cambierà definitivamente nome in “La Smorfia”, voluto proprio dallo stesso Troisi in quanto è un riferimento, tipicamente napoletano, a un certo modo di risolvere i propri guai: giocando al Lotto, e sperando in un terno secco… la Smorfia, infatti, non è altro che l’interpretazione dei sogni e dei vari fatti quotidiani, da tradurre in numeri da giocare a lotto.

La popolarità del gruppo, dopo una serie di spettacoli comici in tutta Italia, crebbe in maniera rapida ed esponenziale. Nel 1977 l’approdo in tv: “Non stop”, “La sberla” e “Luna Park” sono alcuni dei programma che li condussero alla ribalta nazionale.
Un mito divenuto leggenda. Dopo aver lasciato la Smorfia, è al cinema che si costruisce l’inimitabile successo di Massimo Troisi, ritenuto da tutti l’erede naturale di Eduardo De Filippo prestato alle pellicole. Fra le varie opere vanno ricordate: Ricomincio da tre (1981), morto Troisi, viva Troisi! (1982), no grazie, il caffè mi rende nervoso (1982), scusate il ritardo (1983), FF.SS. – Cioè: che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene? (1983), non ci resta che piangere (1984), hotel Colonial (1987), le vie del Signore sono finite (1987), splendor (1989), che ora è? (1989), il viaggio di Capitan Fracassa (1990), pensavo fosse amore… invece era un calesse (1991), il Postino (1994). Nelle pellicole il suo apporto non si è limitato alla sola recitazione, ma anche alla cura di sceneggiatura e regia. Numerose le collaborazioni e i sodalizi artistici: Marco Messeri, Pino Daniele, Roberto Benigni, Renzo Arbore, Ettore Scola, Marcello Mastroianni e Anna Pavignano solo per citarne qualcuna. Nei suoi film e negli sketch, Triosi ha utilizzato una larga varietà di tematiche che sono al centro di tutto l’arco narrativo. La famiglia, i problemi legati a Napoli, il calcio, la sua timidezza, la fede, tutte impalcature su cui il genio della sua scrittura ha fatto riferimento.

Nella sua carriera teatrale e cinematografica Troisi ha sempre parlato in lingua napoletana. La parlata dell’attore sangiorgese è come una lingua confidenziale, con la quale si sentiva a suo agio. Fu proprio quel dialetto a suscitare immediatamente attenzione cinematografica, risultando apprezzata dal pubblico e ampiamente anche dalla critica. Tra i tanti premi e riconoscimenti: 1 Globo d’oro, 5 Nastri d’argento, 1 David di Donatello, 1 Ciak d’oro, la Coppa Volpi alla Mostra di Venezia, il Premio Vittorio De Sica, il Premio Pasinetti. Troisi morirà per un attacco cardiaco a Ostia, a soli 41 anni, appena in tempo per terminare il film “Il Postino”, diretto da Michael Radford.
Nel segno di Massimo. Nella ricorrenza ventennale dalla scomparsa, la città di San Giorgio a Cremano ricorda l’artista napoletano con una serie di eventi aperti al pubblico che vedranno protagoniste donne impegnate nell’arte, docenti universitari e giovani artisti. Da martedì 3 giugno in Villa Bruno, l’amministrazione comunale e l’associazione Circolo Massimo lo ricorderanno con l’iniziativa “Nel segno di Massimo”. Si susseguiranno mostre, presentazioni di libri e spettacoli che convoglieranno l’intera cittadina a celebrare il più famoso dei sangiorgesi nel mondo, a testimonianza che l’arte, quella vera, non muore mai.