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Margherita d’Angiò, la determinazione di una sovrana

Margherita d’Angiò-Durazzo, conosciuta come la Regina Margherita di Durazzo, nacque il 28 luglio del 1347.

Figlia di Carlo di Durazzo e Maria d’Angiò, fu regina di Napoli a partire dal 1382, regina d’Ungheria nel 1385 e principessa d’Acaia come consorte di Re Carlo III d’Angiò, fino alla morte di quest’ultimo, vittima della congiura ungerese nel 1386.

La Regina Margherita resse il trono del Regno di Napoli dal 1386 al 1393, al fianco del figlio Ladislao, al tempo, in minore età.

Nonostante l’importanza di esser convolata a nozze con il cugino Carlo d’Angiò, la Regina fu lei ad ottonere più diritti sullo stresso trono, data l’ereditarietà d’appartenenza alla Regina Giovanna.

Ma Carlo, indispettito dal potere vantato da Margherita, rivendicò il trono d’Ungheria,  ma fu fatto prigioniero dalla stessa Regina.

Morto Carlo, Margherita rivestì una posizione determinante affinché l’eredità al trono fosse riservata al figlio Ladislao ancora troppo piccolo per la reggenza.

Di ciò approfittò intanto Luigi II che divenne sovrano dopo aver assediato Castel dell’Ovo dove vi era la Regina, che decise di fuggire a Gaeta con i figli. Ma anche da lontano, la determinazione e la tenacia della sovrana si mostrarono più forti che mai, e riuscì infatti a mettere i bastoni tra le ruote al sovrano Luigi, cosicché Ladislao, ottenesse infine la conquista di Napoli.

Una sovrana certamente mai doma, tenace e astuta, che soddisfatta di ciò che era riuscita ad ottenere, attraverso varie lotte contro nemici della corona, scelse di ritirarsi a Salerno, città amata dal Margherita, che desiderava trovare uno spazio che le assicurasse pace e raccoglimento.

La residenza scelta è quello che oggi è conosciuto come Museo Archeologico provinciale e prima di morire la Regina decise di donare alla cappella di San Giovanni Battista, il feudo di Saragnano.

Alla sua morte, il figlio Ladislao per omaggiare sua madre, chiamò Antonio Baboccio di Piperno, meglio conosciuto come Antonio Baboto, abate, ma anche orafo e scultore, affinché erigesse un sepolcro funebre proprio nel Duomo di Salerno. Ancora oggi presente, l’opera rappresenta il doppio carattere di questa Regina: raffigurata in un saio bianco affiancata da alcune clarisse a sottolineare la devozione spirituale e nella parte sottostante, la vita di una donna forte e tenace con accanto le sue dame di corte.