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Marco Bianchi scrive alla madre di Willy: “Non l’abbiamo ucciso noi, siamo uomini veri”

Marco Bianchi, in carcere con l’accusa di omicidio per la morte di Willy Monteiro Duarte, ucciso di botte a Colleferro a 21 anni, scrive una lettera dal carcere a Viterbo. Lo scritto è indirizzato ad Adnkronos anche se Marco Bianchi si rivolge esplicitamente al pubblico che, secondo lui, sarebbe stato manipolato dai media e ai genitori del ragazzo.

Marco Bianchi, accusato insieme al fratello Gabriele, scrive: “Ho toccato il fondo. Ecco la vostra soddisfazione. È una cosa che non auguro a nessuno, la sensazione di essere da soli, al buio. Sono andato giù, ma oggi ho deciso di rialzarmi e combattere per la verità e per la vita“. Secondo i fratelli Bianchi, infatti, il vero colpevole dell’omicidio sarebbe Francesco Belleggia, anch’esso presente sulla scena, che “ancora con il sangue sulle scarpe, se ne sta tranquillo in casa sua”.

Il pubblico ministero ha richiesto l’ergastolo per i fratelli Bianchi e 24 anni di reclusione per Francesco Belleggia e Mario Pincarelli.

Marco Bianchi continua: “Io e Gabriele siamo ragazzi di cuore, sinceri. Tutte quelle cattiverie che hanno detto contro di noi non sono vere, sono state solo bugie su bugie per farci toccare il fondo. Siamo stati descritti sin dall’inizio, senza conoscere gli atti del processo, come mostri e assassini. Dai giornali e dai social è stata usata una nostra foto per dimostrare che eravamo due ragazzi che pensavano solo a fare la bella vita. Ho avuto la forza di guardarmi allo specchio, di essere fiero di quello che sono e di combattere per la mia innocenza. Io e mio fratello non ci siamo mai nascosti su nulla, non abbiamo mai chiesto aiuto, non siamo mai stati protetti, sempre soli e divisi. Abbiamo sempre affrontato tutti i problemi per far capire la realtà delle cose, perché noi siamo così: disponibili, educati e rispettosi, sempre pronti ad aiutare i più deboli“.

Sia io che Gabriele – ribadisce Bianchi – continueremo sempre, da uomini veri, a dire che non c’entriamo nulla con questo crimine. Non siamo degli psicopatici che negano davanti all’evidenza e prima o poi la verità uscirà fuori. C’è una grande differenza tra farsi la galera da colpevoli e farsela da innocenti. E quando tutto questo finirà, se ci sarà la possibilità di incontrarmi un giorno, rimarrete a bocca aperta stupiti, capendo che non siamo le brutte persone descritte dai media: quel ragazzo non è morto per mano nostra. L’ho messo in chiaro in aula, davanti al giudice, guardando in faccia la povera madre di Willy“. 

Marco Bianchi scrive alla madre di Willy. Risponde il padre: “Per adesso non commentiamo”

Poi si rivolge direttamente alla madre di Willy: “Signora mia ogni volta che ho la possibilità di guardarla, vedo il dolore e l’odio che può provare per chi le ha portato via suo figlio. È lo stesso sentimento che leggo negli occhi di mia madre, che è morta dentro e prova rancore per il vero colpevole, il bugiardo che ha rinchiuso i suoi figli in carcere al suo posto, per un crimine che non hanno commesso. Signora, io la guarderei come guardo mia madre. Se io e mio fratello fossimo gli artefici della morte di suo figlio, mai ci saremmo permessi di sostenere il suo sguardo come abbiamo fatto durante il processo, di guardarla come se guardassimo nostra madre. Non ci saremo mai permessi di negare le nostre responsabilità per tornare liberi: io, personalmente, mi sarei sentito sporco e infame“.

Intanto Armando Monteiro, papà di Willy ucciso la notte tra il 5 e 6 settembre 2020 a Colleferro, commenta così all’Adnkronos la lettera con le parole di Marco Bianchi: “Per adesso lasciamo le cose come stanno e non commentiamo. Il prossimo lunedì ci sarà la sentenza, confidiamo nella giustizia“. 

 

Anna Borriello
Anna Borriello
Scrivo per confrontarmi col mondo senza ipocrisie e per riflettere sul rapporto irriducibile che ci lega ad esso.