Prima della grande Cina capitalistica che noi oggi conosciamo, c’è stato un periodo di profonda regressione socio-economica che ha sconvolto il continente negli anni 50, ad opera del dittatore Mao Zedong ( o Mao Tse-Tung).
Dopo la fine della guerra civile, avvenuta tra il 1927 e il 1950, il politico Mao Zedong diventa il capo del Partito Comunista Cinese, e si presenta al popolo come il salvatore che riporterà la Cina ai suoi antichi splendori.
Il primato del proprio paese è un credo obbligatorio di ogni dittatore, basti pensare a Hitler o a Stalin, e proprio come questi anche Mao Zedong non sarà da meno, con tanto di azioni repressive nei confronti di quello stesso popolo che voleva elevare.
La Cina degli anni 50 che eredita Mao, è una terra devastata dalla miseria, dove non vi è nemmeno la strada asfaltata, non è equipaggiata per avere fabbriche che producano beni; i contadini, che sono il 95% della popolazione, coltivano le terre con attrezzi antichi, sfruttati sino allo stremo delle forze e senza alcun diritto.
In questo contesto cosi miserabile, Mao promette terreni e miglioramenti che attirano subito l’attenzione delle masse. I contadini diventano i protagonisti del nuovo ordine rivoluzionario, e così facendo suggella una forte intesa con il suo popolo.
“Noi comunisti siamo come i semi e le persone sono il terreno, ovunque andiamo dobbiamo unirci al popolo, mettere radici e fiorire”.
Grazie alle varie manovre, sembra che la Cina stia cominciando finalmente a rifiorire, ma c’è una realtà che si nasconde. Mao non renderà mai note tutte le crudeltà attuate nei confronti di dissidenti, resi schiavi nelle prigioni per annullare qualsiasi fiamma di opposizione al suo modus operandi. Solo anni dopo verrà reso noto il numero: circa 50 milioni di persone.
Mao farà in modo di isolare l’antica terra di mezzo dal mondo intero, priverà qualsiasi cittadino straniero di entrare, la ragione è perché questa era stata largamente sfruttata a vantaggio degli stranieri.
Mao sogna l’autonomia della Cina, e questa non può ancora permetterselo. In Stalin troverà un alleato, ma non si fida di quest’ultimo perché non lo ha sostenuto durante la guerra civile, ma ne ha bisogno per il suo progetto. Così il 14 febbraio del 1950 viene firmato un trattato di mutuo soccorso.
L’economia cinese si sta trasformando, l’industria si sta sviluppando, nelle campagne il collettivismo avanza, si passa a una grande cooperazione statale e l’educazione non sarà solo privilegio delle elite, ma alla portata di tutti.
Consapevole della sua forza lavoro, Mao lancia il suo grande progetto: IL GRANDE BALZO IN AVANTI. Improvvisamente le masse vengono indotte a lavorare senza interruzioni nell’industria, tralasciando l’agricoltura, l’obiettivo è quello di produrre il doppio dell’acciaio del Regno Unito. Sarà solo una perdita di tempo, poiché l’acciaio prodotto non regge il paragone con quello straniero.
La situazione si complicherà ulteriormente a causa del pessimo raccolto del 1959, e qui inizieranno le prime tensioni all’interno del partito. Anche in quest’occasione, chiunque pensi di contrapporsi a Mao viene massacrato.
Nell’estate del 61′, la carestia arriva ad uccidere circa 15 milioni di cinesi, gli aiuti dagli altri paesi non arriveranno poiché Mao ha isolato il continente cinese, ci vorranno 20 anni prima che il mondo venga a conoscenza di questa triste realtà.
Mao ha fallito, e accetta di farsi da parte in favore di Liu Shaoqi, ma sarà solo un palliativo.
Mao torna al centro dell’attenzione politica.
Mentre Liu Shaoqi tenta di risolvere i problemi della Cina, intrattenendo anche rapporti con le potenze straniere, Mao opera il suo ritorno alla vita politica.
Promuove il suo nuovo progetto: LA GRANDE RIVOLUZIONE CULTURALE E PROLETARIA.
Il fulcro della sua approvazione nasce dai giovani, studenti e lavoratori, che si iscrivono alla nuova organizzazione: La guardia rossa. Fornisce a tutti i membri un libretto rosso con le sue citazioni, che diventerà un comandamento del neonato gruppo.
Insinua dubbi sull’operato del suo sostituto, affermando che il Partito comunista cinese sia pieno di traditori che vogliono riportare il capitalismo in Cina, quindi un ulteriore periodo di difficoltà per il popolo.
I leader comunisti, scomodi a Mao Zedong, vengono massacrati dalle folle. Il dittatore incoraggia disastri civili in tutto il paese, il caos dilaga. I giovani sono divenuti il suo strumento di sterminio, giovani a cui è stato fatto il lavaggio del cervello. È il trionfo dell’ignoranza!
Il popolo crede di aver raggiunto gli obiettivi di tolleranza, uguaglianza, tanto decantati dall’imperatore rosso. All’infuori la Cina sembra un luogo che ha finalmente ritrovato la sua stabilità, ma la realtà è ben diversa: negli anni che seguiranno, Mao distruggerà fino al più piccolo granello di pensiero libero, eliminerà tutti quei dirigenti che volevano portare la Cina verso il progresso.
I nuovi leader, da lui scelti, spesso sono incompetenti, l’industria è lenta, le università sono chiuse e gli studenti vengono allontanati perché considerati troppo pericolosi. Circa tre milioni di cinesi dissidenti verranno uccisi.
Negli anni 70′, ormai vecchio e malato , Mao Zedong richiama al suo fianco un vecchio collaboratore Deng Xiaoping. Grazie al suo intercedere, quest’ultimo si adopererà con una serie di manovre e incontri diplomatici per risollevare la Cina.
Se oggi la Cina è considerata una delle prime potenze mondiali, lo si deve all’operato di Deng Xiaoping
Mao Tse-tung muore il 9 settembre 1976.
Ci sono ancora controversie sulla sua figura storica: ci sono cinesi che pensano a Mao Zedong come un eroe, ma solo per il primo periodo della sua vita politica, dopodiché si è lasciato corrompere dal potere.
La sua immagine oggi compare sulle banconote cinesi, c’è chi la vede come un monito in ricordo del periodo buio della Cina, e chi la vede come un omaggio a un grande stratega.