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Mamma e figlia morte al parto: ginecologa nei guai

Mamma e figlia morte al parto: ginecologa nei guai. Arrivano le prime conseguenza dopo la tragica conclusione della vicenda di Caterina Todaro. Una giovane mamma che perse la vita insieme alla creatura che aveva in grembo, per circostanze ancora tutte da chiarire.

La Procura di Palermo notifica un avviso di garanzia alla ginecologa R.M.M., di 41 anni. La donna risulta ufficialmente indagata nell’inchiesta sulla morte di Caterina Todaro e della figlioletta Desirè. La piccola è venuta alla luce dalla madre già deceduta e spirata a sua volta nel giro di pochissimo.

Mamma e figlia morte al parto: una dinamica tutta da chiarire

La Todaro, 38 anni, era incinta di otto mesi e il 5 maggio era stata trovata dal marito, Lorenzo Meschisi, di 41, priva di sensi in casa.
Trasportata d’urgenza all’ospedale Buccheri La Ferla, la bimba era stata fatta nascere con un cesareo urgente ma non era vissuta a lungo, a causa dei gravi danni subiti con la drammatica fine della mamma.

Per l’esecuzione dell’autopsia, come atto dovuto, il pm Luisa Vittoria Campanile ha notificato l’avviso alla ginecologa, in servizio nello stesso ospedale di via Messina Marina e che seguiva privatamente Caterina Todaro.
In questo modo l’indagata ha avuto modo di nominare consulenti e gli esiti dell’accertamento “irripetibile” saranno utilizzabili nei suoi confronti.
Dalle prime verifiche, effettuate dal medico legale nominato dalla Procura, Antonina Argo, è però emerso come il decesso sia da ricollegare a un “arresto cardiocircolatorio in paziente con shock emorragico, tamponamento cardiaco da fissurazione aortica”, mentre la bambina è spirata per “insufficienza utero-placentare”.

Attraverso l’avvocato Alessio Tarantino, il marito – che, rimasto con un altro figlio preadolescente, si è affidato a Studio3A-Valore spa, per chiedere il risarcimento – chiede di verificare se le prescrizioni mediche fatte alla moglie avessero controindicazioni.

La dinamica ricostruita dai consulenti della società specializzata nella tutela delle “persone offese” è questa: alle 12.33 del 5 maggio Caterina Todaro aveva inviato un whatsapp alla cognata. Alle 13.08 il marito, rientrato nella loro casa di via Antonio Vian per il pranzo, l’aveva trovata riversa a terra. Alle 13.10 aveva chiamato il 118, ma la prima delle tre ambulanze che sarebbero arrivate nella casa del rione Acqua dei Corsari era senza medico e rianimatore.
Nella sala parto del Buccheri, dove era stato eseguito l’inutile taglio cesareo, la trentottenne era arrivata, “con massaggio cardiaco in corso”, solo alle 14.43: era poi stata dichiarata deceduta alle 15.14.