L’ha scritta a 87 anni in una stanza d’ospedale, Gabriel García Marquez, l’ultima pagina della sua vita. Ricoverato a inizio aprile nella clinica Salvador Zubiran di Città del Messico per problemi respiratori, era poi stato dimesso. Ma il 17 aprile l’improvviso acuirsi di una polmonite ha portato il grande scrittore colombiano via da questo mondo, cui tanto ha dato con la sua mente e la sua penna. Si è spenta una delle figure intellettuali e umane più rappresentative del secolo scorso: autore di capolavori come Cent’anni di solitudine (1967), Cronaca di una morte annunciata (1981), L’amore ai tempi del colera (1985), Premio Nobel per la letteratura nel 1982, uomo che per tutta la vita si è diviso tra letteratura e giornalismo sul campo, tra cultura e impegno civile.
Vicino, ma con giudizio, alla sinistra radicale latino-americana, a Cuba stringe amicizia “intellettuale e letteraria” con Fidel Castro, esponendosi a non poche critiche; dopo il colpo di stato di Pinochet in Cile abbandona la letteratura per due anni in segno di protesta; è simpatizzante del regime Chavez in Venezuela. Nella sua Colombia è in prima linea nella battaglia per i diritti umani: si propone come mediatore nella guerra tra governo, narcotrafficanti e guerriglieri; è contrario al proibizionismo del presidente Álvaro Uribe Vélez, eppure nemico dichiarato dei mercanti di droga e sangue.
Protagonista indiscusso del boom letterario latino-americano degli anni ‘60 e ‘70, è il maggior esponente del cosiddetto realismo magico, che attinge dal filone fantastico della narrativa romantica, fondendolo col romanzo realista europeo, fino a creare un genere nuovo e personalissimo, costantemente in bilico tra mito e realtà, che fa ampio uso del simbolismo. Una prosa ricca e immaginifica, con intrecci complessi sul piano temporale e un perdurante sostrato di amara ironia.
Anima e riflessione di tanti sessantottini, influenza innegabile per gli scrittori della generazione successiva come Isabel Allende e Paulo Coelho, Gabriel García Marquez è stato l’uomo delle grandi sfide, letterarie e personali. Dal 1999 al 2005 ha combattuto e vinto contro un cancro linfatico; poi, nel 2012, le voci su una presunta demenza senile, prontamente smentite dalla moglie Mercedes Barcha. Dopo aver combattuto strenuamente le sue battaglie, anche lui ha dovuto “arrendersi all’intransigenza della morte”.