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Luca Signorelli e gli affreschi nel Duomo di Orvieto

Luca Signorelli, pseudonimo di Luca d’Egidio di Ventura (Cortona, 1445 circa – Cortona, 16 ottobre 1523), è stato un pittore italiano, considerato tra i maggiori interpreti della pittura rinascimentale.

La sua formazione artistica è influenzata dagli artisti fiorentini dell’epoca, specialmente da Piero della Francesca, di cui fu, secondo Vasari, allievo.

Dal grande artista di Sansepolcro Luca apprese la prospettiva, che mise a frutto proprio nella Cappella di San Brizio.

Luca Signorelli fu profondamente influenzato anche dal disegno fiorentino conosciuto attraverso i più anziani e affermati artisti: Antonio del Pollaiolo e Andrea del Verrocchio.

L’incarico ad Orvieto giunse a Luca nel 1499.

I lavori per la Cappella furono inizialmente assegnati al Beato Angelico nel 1447, che però vi lavorò poco, aiutato dai giovani della sua bottega, primo fra tutti Benozzo Gozzoli.

I lavori si interruppero per cinquant’anni, fino all’arrivo di Luca Signorelli che li portò a conclusione nel 1503, in soli cinque anni con una rapidità insolita.

La Cappella di San Brizio è ubicata nel braccio destro del transetto del Duomo di Orvieto.

Consta di un solo grande vano coperto da una volta a crociera divisa in due campate. Ai lati Nord-orientale e Sud-occidentale, si aprono infine due cappelle a nicchia.

È proprio dalla volta che partì l’intervento di Signorelli, il quale, da contratto, dovette conformare i suoi disegni a quelli che l’Angelico aveva realizzato nelle lunette: Cristo giudice e il Battista e i profeti.

Luca Signorelli portò a compimento l’intera volta con la Venuta di Cristo e il Giudizio Universale, a cui assistono dall’alto gli Apostoli, Santi, Vergini, Martiri, Patriarchi, Padri della Chiesa, la Vergine e San Giovanni Battista.

Per le pareti Signorelli ripartì la superficie in due registri: in quello superiore illustrò gli eventi degli Ultimi Tempi e il Giudizio; in quello inferiore, all’interno di riquadri grotteschi, i ritratti dei poeti che nelle loro opere avevano trattato lo stesso tema o citato.

Signorelli pone alla base della sua composizione l’osservatore, riuscendo ad offrirgli una bellissima visione d’insieme.

Elemento fondamentale della composizione è l’illusione prospettica delle pareti che trasforma la Cappella da un edificio gotico in uno spazio rinascimentale.

Il pittore ambienta alcuni episodi all’aperto, in prossimità di un tempio e di una città che, per la presenza di edifici classici, è molto probabilmente da identificare come Roma.

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.