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L’ohaguro, una curiosa pratica estetica giapponese

I canoni di bellezza cambiano continuamente. Oggi nel mondo occidentale attraverso i social network e i media siamo bombardati ogni giorno da nuovi criteri estetici. Ma basta spostarci dall’altro lato del pianeta e tutto cambia. L’Oriente, si sa, ha sempre adottato canoni estetici molto diversi dai nostri. Ma tra questi uno in particolare può sembrare davvero particolare. In Giappone infatti poco più di un secolo fa vigeva la moda di tingere i denti con dell’inchiostro nero. Questa moda tradizionale tutta nipponica prendeva il nome di ohaguro (お歯黒, 鉄漿, denti neri).

L’ohaguro era una pratica tradizionale che trova le sue origini nell’antichità fino al Periodo Meiji. Stiamo parlando di una pratica adottata ancora agli inizi del Novecento. La sua prima attestazione la troviamo nel noto romanzo “Genji monogatari” della scrittrice Murasaki Shikibu. Il romanzo risale all’XI secolo. Sappiamo di per certo che annerirsi i denti era in voga soprattutto tra le ragazze delle famiglie ricche. Le ragazze iniziavano a tingersi i denti all’età di nove anni. Tra il 1600 e il 1800 la moda si diffuse anche tra le ragazze dei ceti sociali meno abbienti e soprattutto tra donne sposate, tanto che per un periodo divenne un tratto distintivo di questa condizione.

Alle donne giapponesi piaceva tingersi i denti di nero per enfatizzare il contrasto con la pelle chiarissima del viso, ottenuta attraverso l’uso dell’oshiroi, una cipria bianchissima. La tecnica era quella di tingere con dell’inchiostro nero i denti. L’inchiostro non era altro che del ferro sciolto e imbevuto nel sakè. Più i denti erano scuri e pià l’ohaguro veniva considerato splendido. Inoltre pare che la tecnica riusciva a salvaguardare i denti da alcuni fastidi come la carie.

Oltre all’ohaguro le donne giapponesi usavano rimuovere completamente le sopracciglia naturali per ridipingerle. I canoni estetici volevano sopracciglia molto sottili e molto scure. Quest’altra pratica è nota come “hikimayu” ed era riservata alle ragazze aristocratiche. L’inchiostro che veniva usato per le sopracciglia era a base di oli di semi di colza o di sesamo ed era chiamato “haizumi”. Insomma, avere denti bianchi sembra il massimo. Eppure non sempre e non in ogni posto nel mondo è così. Questo può farci riflettere forse sull’eccessiva rigidità di alcuni modelli a cui siamo abituati. La bellezza non ha confini, la sua unica regola è essere liberi di esprimere sè stessi.

 

 

 

Eva Maria Pepe
Eva Maria Pepe
Laureata in Lettere classiche, ama l'arte, la letteratura, i viaggi. Il suo più grande sogno è diventare scrittrice.