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L’Italia e l’Armenia. Una storia secolare

Il Natale si avvicina. Quando si dice presepe si dice san Gregorio Armeno, la celebre via dei pastori di Napoli. Ma quanti passando sotto il campanile tra una bottega e l’altra si chiedono perché una Chiesa sia stata dedicata ad un Santo orientale ? Secondo la tradizione, il Monastero fu fondato nell’VIII secolo da monache armene di regola basiliana, che avevano portato alcune reliquie del santo conosciuto con l’appellativo di  Illuminatore. L’Italia e l’Armenia. Una storia secolare. Ma procediamo con ordine.

Napoli e San Gregorio Armeno

Chi era San Gregorio d’Armenia? Noto anche con l’appellativo di “Illuminatore”, nel 311 guarì con un miracolo il re di Armenia, gravemente ammalato. Si tratta di una figura cardine del cristianesimo perchè fu il primo vescovo del primo Paese cristiano della storia. Conquistata l’Armenia dagli Arabi, le reliquie del santo iniziarono un lungo viaggio.

Inizialmente approdarono a Bisanzio, l’odierna Istanbul. Ma nel corso dell’VIII secolo, l’imperatore Leone III vietò la devozione  per le immagini sacre di Cristo, di Maria e dei Santi ordinandone la distruzione. Quella che gli storici chiamano la persecuzione iconoclasta, alla quale molti cristiani (e tra questi molti armeni) rifiutarono di sottomettersi fuggendo  via mare o via  terra .

Alcune monache armene di rito basiliano decisero pertanto di fuggire portando con sè le reliquie di San Gregorio (il cranio e un avambraccio, poi donato alla Cattedrale di Nardò).Giunte a Napoli fondarono il monastero a lui intitolato e la chiesa, che  accolse appunto queste reliquie.

Gli armeni a Venezia

In realtà pochi sanno che in molte altre zone d’Italia  vi sono evidenti tracce della presenza armena nel corso dei secoli. Soprattutto a Venezia, città da sempre in contatto con l’Oriente . Dove la presenza armena risale al Duecento, e dove gli armeni furono attivi sia come mercanti che come stampatori di libri.

Qui nel 1512 stamparono il primo libro nella loro lingua. Venezia, dove nel 1715 sull’isola di San Lazzaro si stabilì  un ordine religioso, i monaci mechitaristi – dal nome del fondatore Mechitar di Sebaste – che fondò uno dei maggiori centri culturali armeni in Italia. Un’isola dove ancora oggi si parla in armeno e in italiano. Per non parlare di una piccola chiesa presso  Piazza San Marco, dove la messa è tuttora officiata in rito armeno.

Gli armeni in Italia

Molti altri luoghi sparsi nella Penisola richiamano il mondo armeno. A Matera una chiesa ancora porta il nome di Santa Maria de Armenis. Nella Perugia medievale è attestata una comunità, con la chiesa di San Matteo degli Armeni eretta nella seconda metà del Duecento. Nel Trecento monaci armeni fondarono il  monastero di Sant’Antonio di Spazzavento vicino  Pisa.

A Livorno gli armeni, che esercitavano la stampa, ottennero nel Settecento il diritto di erigere la chiesa di San Gregorio Armeno. Poi Genova, dove la chiesa di San Bartolomeo degli Armeni fu fondata all’inizio del Trecento da monaci armeni in fuga. Ma anche una certa toponomastica di alcune zone , soprattutto in Calabria, evoca presenze armene. Ulteriori comunità e nuclei si formarono poi in Italia all’indomani del genocidio.

Dalle persecuzioni iconoclaste al genocidio turco

L’Italia e l’Armenia. Una storia secolare . Tra il 1915-1916 gli Armeni subirono l’ immane tragedia del genocidio ( in armeno Metz Yeghern ossia “Grande Male”)   da parte del morente Impero Ottomano, ormai in rapida dissoluzione. Comunità di sopravvissuti si crearono nel mondo ( in Europa quella francese ne è il maggior esempio ) e naturalmente anche in Italia.

A Bari nel quartiere di San Pasquale nacque un piccolo villaggio armeno, il Nor Arax (Nuovo Arasse) dal nome del fiume simbolo dell’antica Armenia. Qui il poeta armeno Hrand Nazariantz, che vi si era rifugiato dal 1913 , si prodigò per l’accoglienza dei profughi del Genocidio. Anche le suore armene dell’Immacolata Concezione a Roma si dedicarono all’assistenza delle  centinaia di orfane che Papa Pio XI vi aveva ospitato

Gli armeni in Italia oggi

Sono presenti in varie città, anzitutto Roma e Milano, dove sono organizzati in vere istituzioni comunitarie, ma anche a Venezia e Padova nonché  in molti altri centri minori. Ci sono a questo proposito alcune associazioni, la maggiore delle quali è l’Unione Armeni d’Italia. A Milano è presente la Hay Dun (“Casa Armena”) centro culturale che ospita conferenze, presentazioni di libri, concerti. Ma per chiudere il cerchio, ritorniamo  a Napoli.

Un giovane storico partenopeo, Ruben Ricciardi, è da poco rientrato da un’esperienza di vita vissuta proprio in Armenia e durata un mese. Ne ha tratto un video reportage intitolato “Il grande popolo degli Armeni” (visibile su youtube cliccando su https://youtu.be/g4AfHc7aTM8).

Lo consigliamo vivamente  a quanti sono interessati ad approfondire la conoscenza di questa terra e di questo popolo perennemente in lotta per la propria libertà. E che per questo merita tutta la nostra ammirazione e tutto il nostro rispetto.

Dario Nicolella
Dario Nicolella
Medico oncologo e dermatologo, con la passione per la scrittura, l'arte e la poesia. Autore di saggi su tematiche toponomastiche, storiche, mitologiche (sirene, luna) ed artistiche (cupole e chiostri napoletani) riguardanti in particolare località campane (oltre a Napoli, anche Salerno, Palinuro, Camerota) nonchè di numerose sillogi poetiche. Vincitore di premi letterari.