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sabato, 23 Settembre 2023

L’Infinito di Leopardi all’asta

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Francesca Fichera
Francesca Fichera
Laureata in Lingue per la Comunicazione e Cooperazione Internazionale. Le sue passioni sono la letteratura, l'arte e la politica.

Ignorato per più di cent’anni, il terzo manoscritto de L’Infinito di Giacomo Leopardi non solo è stato definitivamente riconosciuto autografo quanto gli altri due più noti, custoditi presso la Biblioteca Nazionale di Napoli e l’archivio comunale di Visso, ma sarà anche esposto pubblicamente, nell’ambito di una mostra visitabile solo previo appuntamento, a partire da lunedì 16 giugno. Sarà poi messo all’asta il prossimo 26 giugno presso la Minerva Auctions di Roma, nella sua sede di Palazzo Odescalchi in piazza Santissimi Apostoli n°80.

L'Infinito di Leopardi all'asta
Giacomo Leopardi

Il manoscritto. al quale si nega la paternità leopardiana da oltre un secolo, non costituisce in realtà che una copia fedele dell’originale, varianti e correzioni incluse: un esemplare che il grande poeta di Recanati ebbe cura di predisporre intorno al 1822 affinché restasse in salvo a casa Leopardi alla vigilia della sua partenza per Roma, dove si sarebbe recato con il quaderno che raccoglieva tutti i suoi Idilli. Riemerso di recente da un archivio privato in provincia di Macerata, il prezioso documento mostra nella riproposizione di modifiche e revisioni un’insolita attenzione da parte dello scrittore nei confronti della stratificazione del testo, ma non solo: molti sono anche i rimandi alla versione napoletana gelosamente conservata alla Biblioteca Vittorio Emanuele III. A determinarne l’autenticità è stato del resto il team scientifico di Marcello Andria, autorevole curatore del carteggio leopardiano della Biblioteca Nazionale, che nella sua indagine grafologica ha stabilito, in base a grafia, carta e inchiostro, l’incontestabilità della paternità leopardiana. A ripercorrere l’intricato itinerario che ha condotto il documento sino all’attuale collezionista è stata invece Laura Melosi, docente titolare della Cattedra Giacomo Leopardi all’Università di Macerata, nonché membro del Comitato scientifico del Centro nazionale di studi leopardiani di Recanati. Nel suo studio, che a breve apparirà sulla rivista Rassegna della Letteratura Italiana, la studiosa ritrova il bandolo della matassa analizzando i rapporti tra i fratelli di Giacomo, Paolina e Carlo, la di lui vedova Teresa Teja, gli avvocati di famiglia Pellegrini e Matteucci e i due figli di Paolina. Questi ultimi vollero infatti intraprendere la carriera militare, ragion per cui i loro tutori cercarono di ingraziarsi il favore di alcuni personaggi locali di spicco onde facilitarne l’ingresso all’interno di istituti di prim’ordine. Fu così che la carta venne spedita a un priore di un paese delle Marche, affinché potesse intercedere in favore del giovane Luigi Leopardi. A partire da quel momento seguirono una serie di passaggi attraverso i quali l’autografo giunse all’archivio Matteucci prima e al Servanzi Collio poi: disconosciuto per più di cent’anni, soltanto adesso, affidato alla Casa d’aste Minerva Auctions, quest’esemplare de L’Infinito di Leopardi si affranca finalmente dall’oblio cui era stato consegnato e a cui sarebbe stato destinato chissà quanto ancora se non fosse stato per il contributo degli esperti in materia. Oltre a lunedì 16 giugno, l’inestimabile manoscritto sarà visibile al pubblico anche da domenica 22 giugno a martedì 24 giugno e mercoledì 25 giugno, mentre lunedì 23 giugno si terrà una lettura scenica dei versi leopardiani a opera di Andrea Cortellessa, con l’accompagnamento musicale di una chitarra ottocentesca. Giovedì 26 giugno, l’autografo sarà infine messo all’asta insieme con un’altra lettera scritta di pugno da Leopardi il 14 giugno 1831 e indirizzata al cugino romano Matteo Antici, per una cifra iniziale stimata attorno ai 150mila euro, mentre l’ultima rilevante missiva dell’autore, in cui si ripercorre la visita presso il sepolcro di Torquato Tasso, è stata battuta nel 2008, sempre da Minerva Auctions, per 40mila euro circa.

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