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Linda Edelhoff e l’arte della speranza

Linda Edelhoff è una scultrice italo tedesca, nasce a Iserlohn nel 1975. Si laurea in scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, divenendo poi un’insegnate di discipline plastiche.

Linda però nel tempo libero continua a dedicarsi alla sua passione materialmente, realizzando delle magnifiche sculture, cariche di significato ed espressività. La redazione del XXI Secolo ha auto modo di conversare con l’artista, rivolgendole una serie di domande al fine di chiarire dubbi e curiosità riguardo un’idea così particolare.

Le sculture di Linda sono infatti inusuali da un punto di vista artistico, innovative, rompendo ogni canone artistico classico o tradizionale. La Edelhoff parte infatti da una sorta di quotidiano realismo fino a sfociare nell’immaginario fantasy vero e proprio.

Qual è il senso delle sue sculture?

«Io parlo dell’amore universale. Su ogni scultura c’è un rospo, vuol dire che ogni scultura ha una sua storia, un suo significato, ed il rospo risulta esserne la chiave di lettura.

Mi sono ispirata alla fiaba del Principe ranocchio, che mi ha lasciato una morale identificatasi poi nella condizione umana, cioè, il rospo in questa fiaba è la metafora dell’amore universale.

La fiaba scritta dai fratelli Grimm riporta una conclusione molto differente dalla versione italiana, dove un bacio scongela il maleficio trasmutando il rospo in principe, nella fiaba tedesca originale, non esiste questo bacio.

Io l’ho prelevato come simbolo di condivisione, perché nella fiaba il rospo chiede una vera e propria condivisione, chiede di dormire accanto alla principessa, di mangiare con la principessa. Ho prelevato questa metafora donandole un senso di amore universale, di condivisione universale, perché l’amore non è soltanto tra uomo e donna, ma è anche condivisione, rispetto fiducia. L’amore è anche forza, perché a volte l’uomo si ritrova in situazioni spiacevoli, come affrontare una malattia o un momento critico della propria vita, da dentro di noi fuoriesce quindi questa forza, questa voglia di riprendersi e di continuare a lottare, il desiderio di non arrendersi, il senso è proprio questo.»

Sculture tanto belle quanto minuziosamente curate nei particolari, nulla è lasciato al caso.

La Edelhoff predilige lavorare con la terracotta, senza però disdegnare resine, stucchi, cemento e stoffe per arricchire le proprie opere. Tramite questa particolare variegatura la Edelhoff riesce ad esprimere meglio il proprio messaggio, un messaggio di speranza che l’artista stessa ci chiarisce.

«È un messaggio di amore e di speranza, ma è anche, come dire, una scenografia in cui io rappresento noi stessi, rappresento l’uomo, rappresento la donna, rappresento la condizione umana, dell’essere umano. Uno spettatore quando si ritrova davanti ad una nostra scultura, può immedesimarsi in quell’opera e ritrovarcisi.»

Elemento distintivo dell’arte della Edelhoff sono gli anfibi, rane e rospi si poggiano sul capo, sulle spalle, sulle labbra, sui corpi femminili e voluttuosi, quasi alla maniera del Dalì degli orologi molli, mentre la rana piccola si divincola agile nell’acqua, il rospo salta in maniera goffa e pesante fuori dallo stagno.

Sono sempre presenti, in ogni opera e restano comunque e sempre in collegamento con chi le tiene tra le mani. Gli anfibi restano infatti, seppur in maniera differente tra loro, alla ricerca della continua interazione con chi li tiene, in particolare maniera il Rospo, egli si desta infatti con lentezza ma inesorabilmente alla ricerca di un contatto a “fior di labbra”, quasi un fiabesco bacio. Come spiega l’autrice, ogni rospo in posizione differente, ricopre un significato diverso.

«Il rospo posizionato sul petto, sta quasi a significare la sostituzione del battito cardiaco, sostituisce il cuore, indica il sentimento, mentre invece, quando lo poggio sopra il capo, esso indica il pensiero continuo di non arrendersi, la fiducia costante dentro di sé di credere in un percorso migliore, in un amore perduto che si ritrova.

Io non rappresento solo immagini femminili, ma anche maschili, anche tramite il rospo. Spesso, per le figure maschili, raffiguro il rospo poggiato sulla spalla. Questo perché nell’immaginario comune l’uomo è la colonna portante della famiglia, colui che sostiene ed aiuta, ma anche l’uomo ha bisogno di essere sostenuto. Il rospo in questo caso indica una vera e propria richiesta interna dell’uomo, richiesta di appoggio e sostegno, di ricevere amore.»

L’Arte di Linda Edelhoff non è però rigidamente e freddamente determinata, ma è il risultato di un’evoluzione creativo – emozionale, che solamente in seguito raggiunge lo stadio di progetto determinato, così come ci racconta la scultrice stessa parlando della genesi delle proprie opere e dell’idea di trasfigurazione, in chiave così moderna, di suddetta fiaba.

«Io ho capito che fondamentalmente, questo animaletto, il rospo, mi è sempre stato molto vicino, fin da bambina!

Ricordo che da piccina, in Germania, andavo spesso dai miei zii e dai miei nonni, dove ero solita disegnare seduta su un panchina, quando non si poteva uscire a causa del clima avverso. Mia zia mi metteva a disposizione il materiale da disegno ed io procedevo. Ricordo che sul tavolo c’era un rospo realizzato in pietra!

È stata una sorta di anticipazione!

Poi iniziavo a modellare, da bambina, così come riportato sul mio profilo social dove c’è scritta questa frase “le bambine giocavano con le bambole, mentre io invece giocavo con la terra”. È una frase del tutto veritiera, perché io mi annoiavo. Ti parlo della generazione del ’75, non c’erano telefonini, c’era però l’incontro con gli amici. Io scendevo nel mio cortile e adoravo plasmare con la terra dei pupazzetti, quelli che oggi posso definire come bozzetti iniziali.

Ho sempre amato disegnare e usare anche la plastilina, come prima matrice da lavoro.»

Ma i rospi e gli anfibi non restano delle figure confinate alla carriera artistica della Edelhoff. Come già dichiarato, infatti, la seguono fin da bambina non abbandonandola nemmeno nell’età adulta, non solo per quanto riguarda la carriera artistica.

«I rospi non mi abbandonano mai!

Dietro casa mia, dove vivo, c’è una specie di canale. Al calar del sole li sento gracidare, gracidio che continua per tutta la notte, ogni notte. Siamo quasi alla disperazione!

Prima che cali la notte, per l’appunto al crepuscolo, quando sono ancora giù chiusa nel laboratorio, quando realizzo le mie sculture, le sento gracidare. Si crea un momento magico perché è come se fossero anch’esse partecipi del mio lavoro.

Sono sempre presenti, qualcosa significherà, una cosa mistica!»

La minuziosa cura per i dettagli è riscontrabile nella magnificenza della bellezza visiva della produzione artistica della Edelhoff, perfezione sfiorata grazie anche alla scuola iperrealista dalla quale vengono tratte le basi, per trasformarsi in una sorta di neo-simbolismo con la finalità di trasmettere un messaggio d’amore universale.

La redazione del XXI Secolo ringrazia la cortese artista Linda Edelhoff, cogliendo l’occasione per rivolgerle un caloroso augurio, al fine di perseguire una carriera ricca di gratificazioni ed all’insegna del successo.

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II