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mercoledì, 31 Maggio 2023

Libertà per Meriam

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Francesca Fichera
Francesca Fichera
Laureata in Lingue per la Comunicazione e Cooperazione Internazionale. Le sue passioni sono la letteratura, l'arte e la politica.

Meriam, la giovane sudanese cristiana condannata a morte per apostasia, è finalmente libera: ad accoglierla al suo arrivo a Roma, il premier Matteo Renzi insieme con la moglie Agnese e il Ministro degli Affari Esteri Federica Mogherini. La ragazza e i suoi familiari sono atterrati stamane a Ciampino su un aereo di stato italiano assieme al Viceministro degli Esteri Lapo Pistelli, che ha supervisionato tutti i passaggi dell’operazione.

“Oggi è un giorno di festa”, ha affermato il Presidente del Consiglio, complimentandosi col Viceministro Pistelli per l’eccellente lavoro svolto. Dopo essere stata colpita da condanna a morte all’ottavo mese di gravidanza e dopo essere stata costretta, soli due mesi fa, a partorire la figlia Maya mentre era reclusa in cella, la ventiseienne sudanese può considerarsi infine fuori pericolo. Ma non solo: come aveva dichiarato su Twitter la presidentessa dell’ong Italians for Darfur, Antonella Napoli, Meriam ha visto realizzato uno dei suoi più grandi sogni, quello di incontrare Papa Francesco. La Napoli l’aveva promesso all’epoca del loro incontro e ha provveduto a prendere accordi con il portavoce vaticano Padre Lombardi per organizzare il tutto. Il Papa e la giovane, accompagnata da marito e figli, si sono intrattenuti insieme per circa mezzora presso casa Santa Maria: nel riceverla, Bergoglio l’ha ringraziata per la “testimonianza di fede” e la “costanza” dimostrate e Meriam, dal canto suo, “ha ringraziato per il sostegno che nella sua vicenda ha sempre avuto dalla Chiesa cattolica”.

Nel maggio scorso, la ragazza era stata condannata a morte e alla fustigazione per essersi unita in matrimonio a un cristiano: arrestata e condotta in prigione, si è ritrovata a dover scontare la “pena” assieme al figlio di soli 20 mesi. Una misura aberrante che ha sollevato scalpore e disapprovazione al livello internazionale, facendo sì che in tutto il mondo si innescassero numerose iniziative a favore della sua liberazione: in questo senso, tra i primi a mobilitarsi è stato proprio il governo italiano, con il premier Renzi che ha fatto menzione del caso della giovane sudanese anche durante il discorso di apertura del semestre Ue. Nel corso della prima udienza, quella durante la quale fu appunto condannata a morte, il giudice, nel rivolgersi a Meriam chiamandola con il suo nome arabo “Adraf Al-Hadi Mohammed Abdullah” l’aveva invitata a convertirsi di nuovo all’Islam. Tuttavia, la ragazza si limitò a rispondere di essere cristiana e di non aver commesso apostasia, guadagnandosi così la condanna a morte e l’incarcerazione infertegli. Di lì a poche settimane, la giovane donna ha dovuto partorire sua figlia in prigione: il padre della bambina, un cittadino americano, ha giustamente manifestato un’apprensione più che comprensibile circa le ripercussioni che ciò avrebbe potuto avere sulla salute della piccola. È stato solo il 23 giugno scorso che il il tribunale sudanese ha deciso per la scarcerazione di Meriam: ciononostante, la ragazza è stata fermata per un “controllo documenti” il giorno immediatamente successivo mentre con il marito, i figli e il loro legale, era all’aeroporto in procinto di partire verso gli Stati Uniti. Rilasciata ancora una volta, Meriam e i suoi familiari si sono poi rivolti all’ambasciata americana a Khartoum, dove le hanno consegnato il passaporto che le ha permesso di lasciare il Sudan e partire alla volta dell’Italia, dove soggiornerà qualche giorno prima di raggiungere la meta definitiva di New York.

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