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L’export riparte: trainanti Nord-ovest, Sud e Isole

Gli ultimi tre mesi del 2020 si sono conclusi con un bilancio pesantissimo per l’export. Ad oggi le vendite all’estero sono migliorate, soprattutto per le regioni del nord, che da sole ne coprono il 75%.

Le stime Istat

Tra i mesi di ottobre e dicembre Istat prevede una crescita dell’export più consistente per il Nord-ovest (+6,5%) e il Sud e Isole (+5,7%), ed una più limitata per il Centro (+3,6%) e il Nord-est (+3,4%). Un aumento che fa sperare per le prospettive di miglioramento dell’anno. Infatti a gennaio, le esportazioni verso i paesi extra europei hanno evidenziato risultati positivi (+0,4% rispetto al mese precedente) e la produzione industriale è aumentata di un altro punto.

Bisogna ricordare che nel mese di dicembre il commercio mondiale di merci in volume è aumentato (+0,6% secondo i dati del Central planning bureau, superando i livelli pre-Covid). A febbraio il PMI globale sui nuovi ordinativi all’export è tornato, dopo due mesi, ad evidenziare livelli compatibili con una ripresa degli scambi mondiali.

Le dichiarazioni del direttore Esposito sui dati Istat relativi all’export in Italia

Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, ha commentato i dati forniti dall’Istat. Quest’ultimo si è soffermato sulla ripresa delle vendite all’estero che lascia ben sperare per il futuro; anche per quanto riguarda il Mezzogiorno.

Secondo Esposito è importante investire sull’innovazione digitale; questo perché il Covid, nella prima fase, ha colpito i territori più aperti ai mercati internazionali. Ma ora che le vendite stanno riprendendo, la digitalizzazione diventa una chiave per l’internazionalizzazione.

Una ricerca recente del Centro Studi Tagliacarne attesta che il 16% delle imprese esportatrici ha già investito nell’utilizzo delle tecnologie 4.0, contro l’8% di quelle che non esportano. Dai dati risulta che il Mezzogiorno è più indietro. Le statistiche diffuse ieri mostrano che la riduzione delle vendite di macchinari da Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte; di metalli di base dalla Lombardia e di prodotti petroliferi da Sardegna e Sicilia, spiegano per 3 punti percentuali la contrazione dell’export nazionale.

Una caduta compensata solo parzialmente dall’aumento dell’export di metalli di base  da Toscana e Lazio e di articoli farmaceutici da Toscana, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna e Abruzzo; queste regioni hanno fornito un contributo positivo di 1,3 punti alla variazione delle esportazioni.

Invece, è stato riscontrato un aumento delle vendite della Liguria agli Stati Uniti (+95,2%), del Lazio al Belgio (+18,5%) e della Toscana alla Cina (+20,9%). Lo scorso anno tutte le regioni, tranne il Molise (+26,0%), hanno riscontrato riduzioni dell’export; dalle più importanti per Sardegna (-40,6%) e Sicilia (-24,2%), alle meno rilevanti per Liguria (-0,7%) e Basilicata (-4,4%).

I primi passi verso una ripresa importante per tutto il paese.