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L’Epifania in letteratura… non solo religione

L’Epifania designa in ambito Cristiano, l’arrivo dei Re Magi alla Capanna di Betlemme, guidati dalla Stella cometa. Tale celebrazione di carattere prettamente religioso, non si festeggia ovunque, anche se molti Paesi la annoverano come festa conclusiva del periodo natalizio.

Dalla musica alla letteratura, nel tempo, il 6 gennaio ha assunto connotazioni differenti, suggestive e di notevole interesse. Nel panorama culturale italiano, diversi autori ne hanno scritto, facendo riferimento ai Magi, o semplicemente alla “vecchietta sulla scopa”, tra questi Gabriele D’Annunzio. All’interno del vasto progetto delle “Laudi”, il Vate,  dedicò una poesia all’epifania, dal titolo “I Re Magi”.

Il poema è la trasfigurazione mitica di quel viaggio compiuto da D’Annunzio nel 1895.
Inizialmente i libri dovevano essere sette, ognuno di essi basato sui viaggi spirituali compiuti dal poeta, in riferimento a quella che è definita una fusione di elementi dell’estetica decadente e la figura del superuomo nietzschiano.

Nel testo redatto da Gabriele D’Annunzio, proprio in occasione e dunque per celebrare l’Epifania, si legge:

Una luce vermiglia
risplende nella pia
notte e si spande via
per miglia miglia e miglia.
Oh nova meraviglia!
Oh fiore di Maria!
Passa la melodia
e la terra si ingiglia.
Cantano tra il fischiare
del vento per le forre,
i biondi angeli in coro;
ed ecco Baldassarre,
Gaspare e Melchiorre
con mirra, incenso e oro.

L’Epifania in letteratura: le parole di Gabriele D’Annunzio 

Una notte senza luna quella descritta da D’Annunzio, ma non per questo buia. Ad illuminarla infatti, la luce rossa accesa data dalla nascita del Divino. Tutto il paesaggio sembra essere percorso da una sorta di magia: sbocciano bianchi gigli lungo i prati e l’aria si riempie di un canto angelico. Un’atmosfera suggestiva e surreale, quasi magica, all’interno della quale arrivano i Re Magi, Baldassarre, Gaspare ed infine Melchiorre.

Proprio con l’arrivo dei Magi, viene alla luce uno degli aspetti cardine della poetica dannunziana, il cosiddetto Panismo, in questa poesia particolarmente evidente.

L’io narrativo si fonde con il paesaggio, con l’ambiente circostante, in una commistione di bellezza ed emozione. Diventa tutt’uno, materia unica sulla quale focalizzare l’attenzione.

Tutto assume nuovo significato; ma anche intensità e valore, trasformandosi in uno spunto di riflessione.

L’arrivo dei Re Magi è quindi parte di questa Epifania – divina –  e con essa si fonde dando rilievo ad un momento unico di gloria celeste e terrestre.

La grandezza di questa poesia, dedicata ai Re Magi, quindi volta a celebrare un evento religioso molto importante, ma anche l’incommensurabile fame di bellezza, sono tutto ciò che hanno contraddistinto il Vate, rendendolo immortale ed eterni i suoi ideali e ancor di più le sue opere.