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Lello Pirone in esclusiva: “La comicità demente non ci appartiene”

Quello di Lello Pirone è un volto prestato al cinema, alla televisione, ma ‘proprietà’ della scena teatrale italiana da oltre 30 anni. L’attore nasce in una famiglia operaia e lì si esibisce le prime volte, per la famiglia, gli amici, che puntualmente gli consigliavano di provare a renderlo un mestiere. Dopo varie esperienze, nel 1997 incontra Don Lurio, per uno spettacolo di Dino Verde. L’occasione è fondamentale per la sua crescita professionale, infatti con l’aiuto di professionisti come Daria Benedetti, Uccio Sanacore e Mario Messina impara a ballare e cantare, diventando un attore ‘completo’. Da lì in poi un susseguirsi di successi nei più importanti teatri italiani, con Gino Rivieccio in particolare, fino all’inizio della fruttuosa collaborazione con il produttore Leonardo Ippolito, figura mitica dello spettacolo partenopeo, che lo ha voluto fortemente nel suo spettacolo “Dal vesuvio al Cupolone”, da tanti anni ormai in giro per l’Italia riscuotendo grandi successi. XXI Secolo ha incontrato Lello Pirone per discutere di comicità televisiva e teatrale, questa è la sua intervista.

Come si diventa attori?

«Come si diventa attori? Non saprei. Ci sono molti improvvisatori oggi. Intanto in passato non c’erano tutti questi laboratori di recitazione o scuole di recitazione. Prima l’attore nasceva non tanto con lo studio, ma con la passione. Personalmente mi definisco un attore di teatro, poi arriva il cinema. Molti si sono prestati alla nascente televisione italiana, e al riguardo io ti potrei fare una miriade di esempi di persone legate al teatro, che poi si sono lanciate nella tv.»

E’ così differente?

«Sì, gli attori veri sono quelli che nascono a teatro. L’attore è quello che nasce sul palcoscenico teatrale. Tutti sono attori, ma fanno tv e cinema; l’attore che recita a teatro è un’altra cosa. Io ho iniziato facendo ridere gli astanti, ovvero ovunque vedessi un gruppo di persone prendevo spunto da qualche battuta per cominciare a recitare e far ridere la gente. All’inizio facevo battute umoristiche sulla mia altezza e facevo ridere gli altri, magari su una mia piccola disgrazia: l’essere basso. E questo è uno spunto che funziona sempre: partire da una disgrazia personale o comune per far ridere il pubblico. Sin da giovanissimo mi resi conto che questa cosa funzionava. Grazie a una mia amica mi lanciai a fare l’attore, frequentando delle Associazioni che recitavano per gioco, per passione. Ovviamente facevo la differenza in quanto avevo già allora quella marcia naturale in più rispetto agli altri. Successivamente ho frequentato un’Associazione di attori teatrali professionisti chiamata l’Auraidea. Dopo aver fatto esperienza con attori teatrali amatoriali sono passato a lavorare con attori professionisti. Mi scritturarono per uno spettacolo, una farsa napoletana del ‘600, con contratto, e da lì poi un susseguirsi di scritture ed esperienze. La differenza oggi, a 56 anni, è che mi ritrovo a essere nelle locandine degli spettacoli teatrali importanti, tra i primi nomi del cast. Ma intanto oggi purtroppo vedo che i giovani attori hanno fretta e non vogliono fare gavetta. Prima si imparava a fare l’attore stando dietro le quinte, osservando gli attori professionisti: si ‘rubava’ il mestiere dall’esperienza altrui. Ma se oggi non ci s’industria nel fare questo, i giovani attori impareranno soltanto la teoria; di certo non impareranno molto stando seduti nei camerini, o a fumare fuori i teatri. Eppure oggi i giovani aspiranti attori sono fortunati: studiano dizione, musica, danza, perché devono saper far tutto ed essere formati a 360 gradi per imparare l’arte dello stare sotto i riflettori.»

Lello Pirone
Lello Pirone

E’ calata la qualità della comicità?

«Tasto dolente. La comicità oggi purtroppo è stata abbandonata e bistrattata dalla televisione e dai suoi tempi velocissimi. La tv è come un fast food, dove si mangia e si digerisce celermente. Il pubblico non è più abituato a pensare quando guarda la tv, ovviamente ci sono le dovute eccezioni, ma oggi purtroppo nei programmi tv ci sono le parolacce e sono anche ‘giustificate’ perché tanto fanno ridere, ma io le reputo un fallimento.»

Tutto per gli ascolti?

«Sì, se questi programmi fanno ascolto e vengono seguiti, la politica adottata dalle tv continuerà a essere questa, e si seguiranno questi palinsesti. Oggi sentire parolacce in televisione sembra quasi una normalità, ma la comicità demente non ci appartiene. Io sono sicuro che ci sarà un ritorno alle origini, ci sarà un recupero. I giovani attori capiranno che la cosa migliore è far funzionare il cervello e io sono fiducioso in questo. Ci sarà l’impegno dell’attore di scena e l’impegno dello spettatore: questo è il teatro impegnato, lo spettacolo impegnato. Essendo un attore vecchio stampo, mi auguro che questo accada al più presto, e quindi magari sarò anche un attore del futuro»

Futuro. I suoi progetti?

«Uno spettacolo intitolato “Dal Vesuvio al Cupolone” con orchestra dal vivo, prodotto da Leonardo Ippolito, uno dei più longevi impresari teatrali esistenti in Italia; questo è il 15esimo anno della messa in scena dello spettacolo. Siamo molto richiesti a Roma e al Teatro Cilea a Napoli. La tournèe partirà a maggio e terminerà a settembre, gireremo un po’ tutto il Sud e il Centro Italia. Il cast è composto da 12 attori in palcoscenico, tra attori e cantanti, e 7 maestri d’orchestra; quindi macchinisti, tecnici, sarte: ci vuole un bel coraggio a girare con équipe così numerosa, anche perché oggi va molto più di moda seguire “Made in Sud” e simili.»

Eppure noi del XXI Secolo siamo a conoscenza di altri progetti che bollono in pentola, ci sbagliamo?

«Va bene, vi svelo una chicca: a settembre potrebbe partire un bel progetto a Napoli, ma non confesso tutto. Cinematograficamente parlando sto lavorando, come soggettista, a un progetto molto intrigante e coinvolgente insieme a Fabio Pisano, per un film da girare in un paese della costiera amalfitana. Ma per scaramanzia non svelo altro. In ogni caso vengo già da un’esperienza cinematografica: “MalaNapoli”, dove interpreto un Onorevole, sulla falsa riga di queste trame di film che parlano di camorra e politica. Poi anche in passato ho recitato in “Dimmelo con il cuore” di Alfonso Ciccarelli, un film molto positivo, per i giovani che vogliono diventare artisti, quindi molto propositivo e ottimista; lì ho interpretato il padre di un aspirante attore. Ma per concludere, io mi definisco un attore con i piedi per terra, nel senso che resto molto presente e ancorato alla realtà, per questo colgo l’occasione per fare i complimenti a te e al giornale».