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Le parracine ischitane tra storia e tradizione

Una delle tante caratteristiche culturali dell’isola d’Ischia è riscontrabile nelle cosiddette parracine.

D’altronde la cultura è una visione che si materializza in tutto ciò che contribuisce a rendere vivo e suggestivo qualcosa, che sia una tradizione culinaria, un museo, o un elemento naturale.

Parracine: realizzazione e materiali di costruzione 

Nel caso delle parracine ischitane, si tratta di mura costruite a secco, ossia senza utilizzare alcun tipo di legante, la cui funzione è quella di sostenere il terreno.
Spesso venivano costruite in parallelo, a differenti altezze come una sorta di scalino, a realizzare i cosiddetti terrazzamenti che permettevano la coltivazione della vite anche in territori montuosi.

Il termine “parracina” è utilizzato principalmente nel dialetto ischitano, proprio per identificare tale tipo di costruzione. Etimologicamente l’accezione proviene dal greco “parakeimai” in italiano “stare accanto“.

Di rapida realizzazione permettono una ottima protezione da frane, evitando danni causati  dagli agenti atmosferici  e garantendo il normale deflusso dell’acqua. In alcuni casi venivano anche edificate per definire i confini tra le proprietà per costruire cantine o abitazioni.

Il materiale di costruzione sono le pietre, o meglio, la pietra più diffusa ad Ischia, il tufo verde.

Come raccontano gli abili muratori di un tempo, per la realizzazione delle parracine si usavano sia le pietre in tufo, reperite scavando a non più di cinquanta metri di profondità nel terreno (solitamente stesso nella zona dove esse erano edificate) sia le cosiddette “facciavista” pietre meno pregiate.

La tecnica di costruzione ricorda quella delle cosiddette mura ciclopiche micenee, e tracce di questa pratica sono citate nel capitolo dell’Odissea in cui Laerte, vecchio re contadino, padre di Odisseo (Ulisse), dà l’ordine ad alcuni servi di raccogliere pietre per costruire un muro lungo il perimetro di una vigna.

La funzione e l’utilizzo ovviamente nascevano da un’esigenza ben precisa, una tipologia di pietre serviva per contenere, l’altra per fare leva.

Le altre pietre recuperate erano invece utilizzate per migliorare il drenaggio nella parte retrostante del muro.

Sicuramente le parracine dimostrano la notevole capacità di adattamento all’ambiente circostante delle antiche maestranze ischitane:  il mastro parracinaio, infatti, è una figura a metà tra l’agricoltore e l’operaio edile specializzato.

Oggigiorno le parracine ischitane rappresentano un vero e proprio patrimonio culturale; in ogni parte dell’isola si può ammirare la bellezza delle pietre posizionate una sopra all’altra, tutte diverse tra loro, perfettamente incastrate con maestria dai muratori esperti di un tempo.

La maestria di creare delle mura perfette e ben disposte, architettonicamente ben delineate, sovrapponendo pietra su pietra calcolando le angolazioni di ciascuna di esse e senza utilizzare cemento ha origini antichissime e sottolinea l’identità “variopinta” dell’isola d’Ischia.