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Le edicole votive della città di Napoli

Le edicole votive di Napoli sono state utilizzate non solo per scopo di devozione ma anche per una utilità pratica.

L’edicola è una costruzione architettonica che serve da involucro per proteggere ciò che vi è posto dentro. Napoli in ogni vicolo è ricca di edicole votive che custodiscono la cultura religiosa. Sono strumenti di comunicazione religiosa. Immagini con una forte carica simbolica custoditi all’interno di un “tempietto”, ovvero l’edicola stessa.

Le edicole votive raccontano la storia della devozione popolare, raccontano la cultura, l’immaginario che accomuna tutta una comunità e rappresentano il valore simbolico del culto religioso.

Ma le edicole sacre a Napoli, oltre che ad un valore di comunicazione religioso, sono state importanti anche per una utilità pratica. L’origine delle edicole votive risale all’epoca romana.

Ma nel ‘700 a Napoli fu Padre Rocco a donare una ulteriore utilità a queste edicole. Infatti l’uomo a cui si deve la diffusione di queste edicole è proprio Padre Rocco, un frate domenicano originario di Massalubrense. 

Padre Rocco infatti grazie a questi “tempietti” riuscì a risolvere il problema delle illuminazioni nel ‘700. Poichè proprio a causa dell’oscurità che permeava i vicoli di Napoli i malintenzionati potevano con più facilità derubare o causare problemi alle vittime che passeggiavano verso sera nei vicoletti.

Quindi, Padre Rocco con la sua idea voleva ostacolare le azioni dei malintenzionati, eliminando il buio nei vicoli e donando maggiore sicurezza ai passanti.

Il frate domenicano decise allora di puntare tutto sul sentimento religioso “nessuno avrebbe tolto la luce dalle edicole, nessuno lo avrebbe fatto, magari per fede, magari per superstizione”. Le candele accese, in devozione delle immagini raffigurate dal tempietto ,avrebbero così illuminato le strade e donato maggiore serenità ai passanti.

Fu davvero un’idea che ebbe un magnifico successo, oltre che di strumento di devozione religiosa fu davvero utile per tutti i napoletani.