Facebook circa due anni fa metteva sul mercato Lasso, un’applicazione che nasceva per fare concorrenza a TikTok, e si trattava proprio di una piattaforma che prevedeva la possibilità di girare dei brevi video del genere di quelli che oggi sul web vengono registrati, pubblicati e cliccati alla velocità della luce.
Ma come ci si poteva immaginare, il progetto che nasce in qualche modo come imitazione di TikTok per fagli concorrenza, non è riuscito a tenere il passo e a viaggiare alla stessa velocità. Così oggi Facebook decide di ritirare Lasso, non potendo far altro che affermarne il fallimento.
La piattaforma veniva utilizzata negli Stati Uniti e in Sud America, e verrà chiusa definitivamente il 10 luglio. Sono stati gli stessi autori dell’applicazione, sviluppata sulla possibilità di girare video di 15 secondi con colonna sonora in sottofondo, a dichiararlo ufficialmente. In particolare, Lasso è stata descritta come un test, una scommessa, che è stato necessario fare per comprendere le persone in che modo preferiscano esprimersi sui social, e come ogni esperimento, a quanto pare, non rappresenta l’ultimo tentativo di mettere in atto un progetto che sia in grado di inserirsi validamente nella sfida al colosso TikTok.
Proprio a tal proposito la settimana scorsa nasce in Germania e Francia “Reels”: uno strumento di Instagram che permette la creazione di brevi filmati che era stato già lanciato in Brasile nello scorso novembre. Analogamente a ciò che accade per TikTok, tale strumento permetterebbe di girare video di 15 secondi con musica in sottofondo, sia nelle condivisioni personali, sia nelle storie, con la possibilità di inviarli come messaggi diretti e ritrovarseli poi nei “top reels” (i rispettivi “per te” di TikTok).
Al momento non è stata ancora comunicata la possibilità di diffondere il lancio del progetto oltre i paesi indicati, quindi sarà necessario attendere ancora per avere ulteriori novità per quanto riguarda il mercato americano e altri mercati europei, ma considerando la velocità con la quale la produzione nell’ambito della tecnologia e dei social si muove – cercando di rispondere in qualche modo a quelle che sono le sfuggenti esigenze degli utenti – potremmo immaginare che sia possibile sperimentare da molto vicino e presto la competizione tra le aziende in questione.
Quali le esigenze da appagare?
Quando si parla di quella che è la necessità per le aziende di individuare quali siano i modi in cui le persone preferiscano esprimersi, ci si sta riferendo chiaramente a quelle che sono le tecniche di marketing che servono per rendere un prodotto valido sul mercato, e le indagini in questo caso sono indirizzate verso il bisogno della gente comune, identificabile in una sorta di “condivido dunque sono”. Si tratta, per interpretarla alla Bauman, della percezione dell’esistenza soltanto nella misura in cui il fatto che esiste diviene di pubblico accesso e interesse, che il più delle volte dà vita ad una tendenza attraverso la quale l’individuo finisce per imitare il prodotto e alienare la propria autenticità, anziché utilizzare il prodotto solo come uno strumento di condivisione e affermazione – non auto imposizione fittizia – della stessa.
Le tendenze – che creeranno imitatori in campi e modi diversi – di per sé rappresentano qualcosa che esiste ed è già stato: la voglia di apparire, la strada della facile approvazione, la necessità di ottenere qualcosa in maniera rapida e strumenti di “condivisione” creati da altri, qualcosa che dia la possibilità di restare connessi indipendentemente da ciò che si ha da dire e a chi.
Si tratta della storia di sempre, riguardo alla tecnologia che nasce per affermazione del progresso scientifico e si tramuta spesso nella causa di un regresso diverso che riguarda, come detto, l’alienazione dell’umanità in senso ampio. L’uomo che crea e fa uso di determinati strumenti in qualche modo è “l’uomo che si adatta”, ma a sua volta l’uomo che si adatta rischia di divenire schiavo dello strumento stesso, nel suo modo di esprimersi, impiegare il tempo, e anche di pensare.
Esiste una linea di confine sottilissima per chi, nel disagio di vivere nella società moderna (…), riesca a tenere le giuste distanze (queste sì che vanno tenute per un lasso temporale indefinito!) dalla soglia oltre la quale diviene complicato poi dividere – consciamente ma soprattutto inconsciamente – la finzione dalla realtà.