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L’Addio ai monti: il passo più poetico de “I promessi sposi”

Addio monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana!“.

Tutti abbiamo imparato a memoria quello che è uno dei brani più poetici con cui Alessandro Manzoni ha intessuto la trama del suo romanzo, I Promessi Sposi.

Il celebre “Addio Monti” si colloca all’alba di venerdì 10 novembre 1628 (393 anni fa), quando Lucia Mondella lascia la città natia, Lecco, su consiglio di Fra’ Cristoforo, per sottrarsi ai capricci di don Rodrigo, attraversata dal timore di non farvi più ritorno, per cercare rifugio a Monza.

Questa è una intensa pagina di letteratura divenuta universale, simbolo della cultura italiana nel mondo. La pagina dell’Addio ai monti è stata definita come una ballata dell’esilio contaminata dalla drammaticità di Schiller, dai toni memorialistici di Rousseau e da quelli romanzeschi di Scott.

Una pagina composta in decasillabi ed endecasillabi che si incastona perfettamente nella trama del romanzo.

Ed è proprio all’Addio ai monti che Manzoni affida il momento più lirico del romanzo, i pensieri struggenti e silenziosi di una giovane donna, Lucia, che abbandona la sua casa per un futuro incerto. La giovane è commossa, non esterna ma lascia scorrere dentro di sè le emozioni. Lucia è un cuore puro e semplice e ha vissuto tutta la sua vita, la sua quotidianità in un piccolo villaggio lombardo, mentre nel ducato di Milano dominato dagli spagnoli imperversava la peste.

Le emozioni di Lucia, racchiuse in quella pagina di letteratura, da quel 10 novembre 1628 sono state destinate a diventare eterne.

Possiamo considerare un po’ come Lucia, tutte quelle persone che in passato, ma anche oggi, partono volontariamente, spinti dalla speranza di trovare fortuna altrove.