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La tecnologia del riuso, nuova vita per i rifiuti

Piccoli giocattoli telecomandati, stampanti 3D, telecomandi, sembrano all’apparenza oggetti quotidiani, ma essi hanno in comune il processo produttivo innovativo. Sono stati infatti creati grazie a materiali di scarto elettronici.

Ogni anno, circa 500.000 tonnellate di rifiuti tecnologici illegalmente in Togo, e proprio a Lomé, capitale del paese africano, che si genera il processo di conversione degli oggetti in disuso.

“Con i resti di una stampante ho creato un piccolo ragno elettronico. La plastica che ho recuperato mi è servita per costruire le zampe, lo porto con me quando vado a presentare il nostro progetto nelle scuole, sperando di riuscire ad incuriosire i ragazzi e a interessarli alla tecnologia”, in base a quanto speigato da Ousia Foli-Bebe, ingegnere appartenente al gruppo di ingegneri dello studio E-waste, nella periferia di Lomé.

Le stime riportano che, solamente nel 2016, sono stati prodotti 44 milioni di tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici, i cosiddetti Raee, in tutto il mondo, ma che di questi solamente il 20% è stato riciclato.

Le stime affermano un altro dato preoccupante, cioè che entro il 2021, il volume di Raee aumenterà fino a raggiungere i 52 milioni di tonnellate.
La forte crescita della domanda di nuove tecnologie ha generato una richiesta sul mercato, altrettanto elevata, di prodotti elettronici di seconda mano, causa che, unita alla mancanza di meccanismi di smaltimento nei paesi europei e asiatici, porta all’esportazione dei suddetti rifiuti, che vengono spesso abbandonati sulle coste di altri paesi, così come avviene spesso sulle coste africane.

Sulle coste dell’Africa Orientale e Occidentale si è deviati intervenire per arrestare il fenomeno. Spesso, infatti, delle navi fantasma venivano abbandonate alla deriva colme di rifiuti elettronici in queste zone, pratica che negli anni ha generato un’emergenza.

Altro tasto dolente, causa di suddette “importazioni passive”, sono legislazioni, le quali spesso risultano essere assenti o lacunose, le istituzioni deboli e la diffusissima corruzione.
“Qui arrivano frigoriferi e televisori che contengono materiali tossici e il paradosso è che noi paghiamo per rimandarli in Europa per il riciclaggio perché non abbiamo la capacità qui da noi di riciclare in sicurezza i rifiuti elettronici” afferma Ousia Foli-Bebe.

Seppur essendo considerati una piaga dalle istituzioni dei paesi africani, le quali li tengono in immense discariche, i rifiuti elettronici riescono però spesso a trovare una nuova vita, trasformandosi in nuovi oggetti, generando nuove opportunità lavorative. Ciò è importantissimo, soprattutto considerando la limitatezza delle possibilità di lavoro in queste zone.

Il potenziale del settore del riutilizzo è enorme, non solo ai fini economici, ma anche sociali, permettendo di capire l’importanza ed il vantaggio del riciclo.

Potrebbe essere la strategia giusta per azionare un sistema di riciclo virtuoso?

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II