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La tecnologia 5G in Italia e nel Mondo

Sono passati 10 anni dal momento in cui si parlò per la prima volta di 5G. Era l’aprile del 2008 e la Nasa si associò alla M2Mi Corp  (machine to machine intelligence)  per sviluppare la nuova tecnologia di comunicazione. Ma dieci anni dopo a che punto siamo?

Tutte le previsioni sembrano concordi entro la prima metà del prossimo decennio la rivoluzione 5G si realizzerà. Si parlava del 2020, ora la maggior parte degli osservatori sembra individuare nel 2022 l’anno da segnare in rosso.

Ormai pare che i dubbi del passato siano superati. In molti, infatti, hanno avanzato dei dubbi sull’effettiva esistenza di spazio per bande di frequenza più larghe adatte alla comunicazione radiomobile terrestre. Già, perché, mentre con la rete 4G si occupavano bande di frequenza basse, il 5G per la trasmissione dati avrà bisogno di bande di frequenza molto più alte e sarà cosi in grado di sfruttare entrambe le bande.

La tecnologia 5G nel mondo

Esattamente si parla dell’obiettivo di raggiungere una velocità in download fino a 10 Gbps, un’enorme differenza rispetto alle performance massime raggiunte del 4G. Ma c’è molto di più. Il 5G dovrebbe essere in grado di garantire la connettività simultanea di un numero maggiore di dispositivi, una probabilità di interruzione nella trasmissione dei dati molto bassa, un consumo delle batterie più basso e una maggiore affidabilità delle comunicazioni.

Più che una semplice rete di connessione per la trasmissione dati, sarà un’infrastruttura, sulla quale passerà ogni tipo di informazione. Informazioni personali e sensibili, ma soprattutto informazioni di carattere industriale e militare. Dati troppo sensibili per non porsi degli interrogativi.

Ovviamente la nazione più attrezzata allo sviluppo del 5G è la Cina e, in particolare, l’azienda cinese Huawei. Questo aumenta ancora di più i dubbi dato che, la Cina, come ben sappiamo, è stata accusata di furto di proprietà intellettuale e di tecnologie senza precedenti nella storia. Non solo, molte aziende cinesi, hardware e software, negli anni avrebbero introdotto dei backdoor nei loro dispositivi per avere accesso a dati in maniera fraudolenta. Huawei, nello specifico, nel corso degli ultimi anni, ha acquisito un ruolo di primo piano nelle telecomunicazioni e ora, grazie ad investimenti oculati, è forse l’operatore più competitivo.

Ma quanto possiamo fidarci di un operatore cinese, con connessioni dirette con il potere politico di Pechino, in un campo non solo strategico ma anche molto difficile da controllare?

Per diverse ragioni i Paesi occidentali sono indietro nello sviluppo, almeno rispetto alla Cina. Negli Stati Uniti, le frequenze 5G sono di esclusiva delle forze armate, e ciò non ha permesso, negli corso degli anni, investimenti da parte di aziende private. In Europa, alcune aziende quali Nokia ed Ericsson, sono riuscite a posizionarsi meglio, ma non sono probabilmente al livello di Huawei, che, invece, ha potuto sfruttare delle enormi dotazioni di capitali e un supporto politico senza paragoni. Per capire la serietà della questione basti pensare che gli Stati Uniti parrebbero intenzionati a sostenere finanziariamente Nokia o Ericsson pur di limitare la penetrazione di Huawei.
La scelta sull’operatore del 5G non è più, dunque, solo una scelta tecnica, ma è diventata anche una scelta politica e strategica.

La tecnologia 5G in Italia

L’Italia è tra i primi paesi europei ad avviare sperimentazioni sulla base dell’Action Plan europeo che invitava gli Stati membri a individuare, entro il 2020, almeno una città per i test 5G. La prima città a sottoscrivere un accordo in tal senso è stata Torino, che, nel 2016, ha sottoscritto un patto d’intesa con Telecom Italia Mobile. Non solo, il progetto di Vodafone promette di rendere Milano la capitale europea del 5G entro il 2020. Altre sperimentazioni sono state aperte a Prato, L’Aquila, Bari e Matera con la cinese ZTE pronta a investire in maniera pesante in centri di ricerca sul nostro territorio.

Lo scorso luglio il ministro Luigi Di Maio ha parlato, per la prima volta, delle intenzioni del governo e del ministero dello Sviluppo Economico, di investire sul 5G, dichiarando che l’Italia non ha nessuna intenzione di restare indietro.