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La superstizione a Napoli: “Non è vero ma ci credo”

La superstizione è nella quotidianità ormai di tutti, napoletani e non e la classica frase di Eduardo De Filippo: “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male” riassume un po’ il pensiero di tutti.

In effetti si tratta di un qualcosa di irrazionale, secondo cui diversi oggetti o comportamenti possono influire su eventi futuri o situazioni attuali come ad esempio non aprire l’ombrello in casa, non passare sotto una scala, non proseguire se un gatto nero ha appena tagliato la strada e tantissime altre.

Secondo la Chiesa e gli scienziati, questo fenomeno è pura fantasia senza fondo di verità. Per diversi popoli, soprattutto per quello partenopeo, tutto ciò è un modo di essere, una qualità.

Molte volte la superstizione era vista come un antidoto contro le sfortune, le invidie e le cattive premonizioni augurate da persone definite “Iettatori”, famosissimo è il cosiddetto “malocchio”.

‘O malocchio è la capacità o il potere dello sguardo di procurare intenzionalmente danni ad altre persone e per scongiurare la fattura ricevuta ci si reca da donne anziane, le quali assicurano di possedere la capacità di scoprire se una persona è vittima del malocchio e di eliminarlo attraverso il rito dell’olio, recitando contemporaneamente a questa operazione le seguenti parole: «Aglie, fravaglie e fattura ca nun quaglie, ‘uocchie, maluocchie e frutticiell rind’ all’uocchie, corna, bicorna e la sfortuna nun ritorna, sciò sciò, ciucciuè».

Questo rito veniva tramandato di generazione in generazione. È ancora molto utilizzata l’espressione: “l’uocchie sicc so peggio d”e re scupettate” ciò vuol dire che è un gran guaio essere vittima di un malocchio.

La superstizione per eccellenza è “l’uoglio ca s’abbocc”, cioè l’ansia di portare l’olio dalla credenza al tavolo.

Questo perché l’olio sin dai tempi più antichi è considerato un alimento prezioso, ma soprattutto “faticato” e quindi non va sprecato, rovesciarne anche solo una goccia costituisce una disgrazia per tutti. La contro profezia consiste nel gettarsi del sale alle spalle o sempre con quest’ultimo disegnare una croce sull’olio versato.

L’ombrello aperto in casa“. Mai commettere questo grave errore.

Spazzare sui piedi“. Non passare mai la scopa sui piedi di ragazze single!

Lo specchio rotto“. Uno specchio rotto è uguale a 7 anni di guai!

La spilla in regalo“. Se l’accettate dovete ferire un dito di chi ve l’ha donata. E’ la regola!

I primi amuleti iniziano a sorgere nella Napoli del XVIII secolo, tra i quali ci sono: il ferro di cavallo, il gobbo, la corona d’aglio e soprattutto il corno, il più rappresentativo della città.

Non c è “vicariello”, casa o pizzeria che non abbia “o’ curniciello” esposto su una qualsiasi superficie. Esposto come un trofeo, oppure custodito come il più prezioso dei gioielli.

Secondo l’antica tradizione per poter essere efficace deve avere determinate caratteristiche: deve essere artigianale, duro, vuoto, ricurvo e a punta.

La sua magia ha effetto solo se questo viene regalato ed “attivato”, chiedendo alla persona che lo riceve in dono di aprire la mano sinistra , pungendone il palmo. A quel punto l’oggetto è pronto a portare fortuna.

La superstizione è anche presente sulle tavole napoletane e quelle sono le più importanti per il benessere di tutta la famiglia.

Ad esempio, non si deve mai mettere il pane capovolto, perché un tempo il cibo rovesciato era quello destinato al boia.

Non si deve mai far cadere il sale,  perché un tempo, nell’antica Roma, valeva come merce di scambio e disperderlo è come buttar via il salario.

Essere tredici a tavola non è segno di buon auspicio, perché, rimanda ad uno degli episodi più celebri del cristianesimo.

Non bisogna mai incrociare a tavola le posate, questo perché nella tradizione popolare ricorda inevitabilmente il simbolo della crocifissione e i conseguenti tormenti e martiri subiti da Gesù Cristo.