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La strategia della tensione ha inizio: è il 12 dicembre 1969

Il 12 dicembre 1969, a Milano, presso la Banca Nazionale dell’Agricoltura, un ordigno contenuto in una valigia esplose. Tale episodio segnò l’inizio della strategia della tensione e diede il via a quelli che passarono alla storia come gli anni di piombo.

Panico e terrore attanagliarono gli animi dei cittadini che si trovavano proprio nella zona centrale di Milano, in prossimità della banca e in quella determinata ora.

La fase iniziale della strategia della tensione

In 53 minuti, diversi edifici delle due maggiori città italiane, Roma e Milano, subirono danni irreversibili.

A Roma, ebbero luogo tre attentati che causarono 16 feriti, rispettivamente presso la Banca Nazionale del Lavoro, a Piazza Venezia e al Vittoriano.

A Milano, furono collocate ben due bombe, ma solo quella posizionata all’interno della banca Nazionale dell’Agricoltura si innescò, mentre l’altro ordigno in piazza della Scala rimase inesploso.

L’esplosione che ebbe luogo a Milano provocò 17 decessi, 13 persone perirono sul colpo e vi furono circa 86 feriti. Per quanto riguarda la seconda mina, gli investigatori riuscirono a recuperare il suo contenitore, ma non l’esplosivo.

L’esplosivo non ritrovato brillò poi la sera stessa, per mano degli artificieri.

Sfortunatamente, tali eventi furono solo la premessa di una concatenazione di tragici avvenimenti che crearono un clima di inquietudine nell’Italia degli anni 70.  La strategia della tensione fu, quindi, la denominazione adottata per descrivere la situazione in cui si venne a trovare il nostro Paese.

Il settimo decennio del 900 proseguì, difatti, con altri atti terroristici come la strage di Piazza Loggia; la strage del treno Italicus e la strage di Bologna del 1980.

Gli esecutori e i processi

Le responsabilità ricaddero sui neofascisti; si ipotizzò che dietro tali stragi vi fosse la mano di un gruppo sovversivo di Padova, capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura.

Nel giugno del 2005, la Corte di Cassazione, tuttavia, dichiarò che il gruppo che si riteneva potesse essere a capo del crimine non era più legalmente perseguibile. Tutti i suoi componenti erano già stati precedentemente assolti dalla Corte d’Assise di Bari.

Il popolo italico divenne autore di vari supposizioni. Fra queste, ebbe parecchio esito quella secondo cui la colpa fu addossata ai neofascisti, per strategia. Tale teoria fu ampiamente sostenuta, in quanto si ritenne che accusare i nuovi fascisti desse credito alle nuove modalità adoperate dallo Stato. Modalità utilizzate per far sì che i politici più conservatori mantenessero il potere.