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La storia di Christopher MCcandless: dalla città alla natura selvaggia

La storia di un ragazzo americano, Christopher MCcandless, che decide di  inoltrarsi nella natura selvaggia e vivere senza le imposizioni della società.

Cosa può aver spinto un ragazzo di buona famiglia, con una brillante carriera accademica, a lasciare tutto e tutti e decidere di vivere come un eremita? Partiamo dal principio…

La vita in California 

Christopher Johnson McCandless, nasce il 12 febbraio del 1968, nel Sud della California, da una famiglia benestante: il padre Walt era un dipendente della NASA, la madre Wilhelmina Johnson era un’impiegata.

Chris cresce in un ambiente familiare caratterizzato da continui litigi, sfociati anche in violenza, tra la madre e il padre.

Nel 1990 si laurea all’università Emory, con una media di voti molto alta, ottenendo una specializzazione in Storia e Antropologia.

Dopo il conseguimento del titolo prende la decisione di attraversare l’Ovest Americano da solo, raggiungendo l’Alaska. 

Prima di partire dona tutti i suoi risparmi ad un ente benefico.

 Nelle terre selvagge 

Inizialmente, Chris intraprende il viaggio a bordo della sua auto, una Datsun gialla del 1982.
L’auto verrà ritrovata da un gruppo di ricercatori di fiori rari nel deserto del Mojave: al suo interno diversi oggetti.

Molto probabilmente il ragazzo aveva scelto di separarsi dal mezzo a causa di un’inondazione proveniente dal fiume,accanto al quale si era accampato, che aveva bagnato il motore e reso l’auto inutilizzabile.

Proseguì il suoi viaggio a piedi e facendo l’autostop, girovagando tra Stati Uniti occidentali e Messico settentrionale, dormendo per strada e lavorando all’occorrenza nelle campagne.

Il Magic Bus 

Giungendo in Alaska, Chris si imbatte nel famoso “ Magic Bus” , come lui stesso lo soprannominerà, un bus abbandonato.

Inizialmente Chris riesce a sopravvivere con pochi semplici oggetti: fucile Remington Nylon 66 calibro 22, una sacca di riso, un libro sulle piante autoctone commestibili, una mappa del posto, e altri utensili.

Qui Chris troverà la morte.
All’inizio del luglio 1992 si mise in marcia per ritornare a casa, ma il fiume che qualche settimana prima aveva attraversato senza troppe difficoltà era in piena, gonfiato dal disgelo dei ghiacciai, dovette tornare indietro.

Christopher verrà ritrovato morto, a due settimane dal decesso: la causa di morte ufficiale è che il ragazzo sia morto di stenti, il suo corpo pesava appena 32 chili.
Un’altra teoria ipotizza che il ragazzo abbia ingerito frutti di una pianta velenosa, molto simili ad un’altra, che lo avrebbe lentamente paralizzato a causa della presenza di una neurotossina.

All’epoca non si conoscevano gli effetti di quest’ultima,e neanche la sua presenza in alcune piante.
Studi successivi hanno dimostrato come questa abbia un maggiore effetto su soggetti con deficit di nutrizione e che svolgono attività fisiche, stato in cui versava Chris.

Dovremmo essere tutti, un po’, come Chris?

La storia di Christopher può essere, per certi versi, un esempio morale da prendere in considerazione: il fatto che per essere felici abbiamo davvero bisogno di noi stessi, che la società con i suoi dettami ci impone di vivere in un modo che non a tutti può portare alla serenità.

Christopher era una ragazzo come tanti del mondo, ma soffriva tanto, i litigi dei suoi genitori avevano lasciato un profondo baratro nella sua anima, gli avevano fatto conoscere solo il lattò oscuro dei rapporti umani.

Nel suo viaggio, ha l’opportunità di vedere il lato bello della vita, la semplicità che non dovrebbe mai mancare. Ma Christopher commette anche un errore: È nell’ approccio con gli altri che ritroviamo noi stessi, è nel combattere le difficoltà della vita che scopriamo i nostri limiti e raggiungiamo la consapevolezza.

La felicità è reale solo quando è condivisa” 

Questa è una frase che ha lasciato Chris, scritta su di un libro che aveva a cuore: Walden ovvero vita nei boschi di Thoreau.

Non mangiamo solo perché abbiamo fame, non facciamo sesso solo per espletare un bisogno fisico; tutto ciò lo facciamo perché siamo felici di farlo con gli altri.

Christopher decide di sfidare la natura, ma questa non è un amica benevola, Leopardi ce lo insegna!

La Natura da tutto, ma non dobbiamo pensare che questa si pieghi al passaggio dell’uomo , al momento opportuno saprà “ mangiarselo”, e quest’ultimo sarà, come sempre, inerme davanti alla sua magnificenza.

Christopher e i media 

La vicenda di questo straordinario ragazzo è diventata protagonista di un documentario e di un bellissimo film, con alla regia Sean Penn, e con protagonista un bravissimo Emile Hirsh.

Un film che è poesia di vita e delle sue difficoltà, che ti lascia un profondo affetto per il suo protagonista e il sorriso per aver conosciuto questa storia.

Il Magic Bus è diventato meta di pellegrinaggio: migliaia di giovani intraprendono il pericoloso sentiero per raggiungere le terre selvagge dell’Alaska e giungere li, nel parco di Denali, sullo Stamphede Trail.

L’anno scorso però il Bus è stato rimosso per ragioni di sicurezza, ma ben presto verrà allestito un museo in onore di Christopher MCcandless.