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martedì, 30 Maggio 2023

La sterilizzazione del coniglio

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Claudio Melluso
Claudio Melluso
Collaboratore XXI Secolo. Medico Veterinario specialista in patologia aviare e del coniglio (Napoli).

La sterilizzazione del coniglio è una procedura chirurgica che presenta numerosi vantaggi per il benessere dell’animale. Se eseguita da professionisti esperti nella medicina di questa specie i rischi dell’intervento sono estremamente bassi.

Verso il compimento del sesto mese di età la maggior parte dei conigli inizia a manifestare alterazioni del comportamento legate alla maturità sessuale. E’ questo il motivo per cui spesso gli animali vengono relegati in gabbia dal proprietario che non comprende come mai il tenero peluche di un tempo abbia improvvisamente modificato il proprio carattere.

Il coniglio maschio manifesta maggiore nervosismo, iperattività, marcatura frequente dell’ambiente con getti di urina, accoppiamento con oggetti inanimati (scarpe, pupazzi), “girotondi di corteggiamento” e spesso aggressività più o meno marcata.
La femmina, al pari del maschio, può mostrarsi nervosa ed aggressiva. A questo va aggiunta la possibilità di pseudogravidanze caratterizzate da attività di strappamento dei peli di giogaia ed addome per l’imbottitura del nido (spesso un angolo della gabbia), difesa dello stesso con balzi in avanti di minaccia verso gli intrusi, attività frenetica di scavamento e produzione lattea. La coniglia è un animale a ciclo poliestrale con ovulazione indotta dall’accoppiamento. In altre parole è feconda e recettiva per la maggior parte dell’anno. Accarezzare insistentemente una femmina sessualmente matura sul dorso può indurre l’ovulazione e scatenare una pseudogravidanza.

Se la sterilizzazione è necessaria per evitare i fenomeni appena descritti, nella femmina lo è ancora di più allo scopo di prevenire neoplasie uterine e mammarie che nei soggetti che abbiano superato i 2-4 anni di età hanno un’incidenza di circa il 60-70%. Gli adenocarcinomi hanno elevata capacità metastatica e raggiungono in breve tempo linfonodi e polmoni portando a morte l’animale per gravi difficoltà respiratorie o emorragie.

L’intervento chirurgico, ai fini di ottenere la massima protezione dalle neoplasie della femmina e per annullare più efficacemente l’attività di marcatura urinaria del maschio, andrebbe eseguito attorno ai 6 mesi di età. Diversamente da quanto accade per le altre specie non è previsto un digiuno pre e postoperatorio. In seguito alla somministrazione di un sedativo e di un analgesico l’animale viene posto in anestesia generale, mantenuta mediante gas quali l’isoflurano o il sevoflurano. Generalmente nel maschio si incidono gli scroti e si rimuovono i testicoli; l’accesso addominale, avendo i conigli un canale inguinale aperto che consente la retrazione in addome dei testicoli, è meno praticato. Nella femmina l’accesso è invece addominale, l’intervento quindi più invasivo, per l’asportazione delle ovaie e, quasi sempre, dell’utero. Al termine della chirurgia (della durata media di 30-40 minuti) l’animale sveglio viene riconsegnato al proprietario. Questi nei giorni successivi dovrà somministrare per via orale un antibiotico, un antidolorifico e dovrà monitorare la ripresa dell’alimentazione e della regolare defecazione entro le 12-24 ore successive alla chirurgia. E’ sconsigliata l’applicazione di medicazioni, fasciature e soprattutto del collare elisabettiano che impedirebbe al coniglio di compiere la ciecotrofìa, ossia l’assunzione dall’ano di un particolare tipo di feci ricco di nutrienti. E’ infatti raro, ma non impossibile, che gli animali possano rimuovere i punti dalla ferita limitandosi il più delle volte ad una normale attività di toelettatura.

La sterilizzazione, in definitiva, non presenta alcuno svantaggio se non quello di sottoporre l’animale ad un intervento chirurgico. Diversamente da quanto si professi tra i non addetti ai lavori non si tratta di crudeltà (crudeltà ed egoismo è forse costringere gli animali a vivere nelle nostre case in condizioni innaturali), bensì del miglior compromesso per allungare la vita dell’animale, ridurne lo stress e rendere più serena la sua “prigionìa”.

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