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La sostenibilità culturale per il rilancio dei territori

Al giorno d’oggi due concetti sono entrati a far parte prepotentemente nelle nostre vite. Chi non ha mai sentito parlare della sostenibilità e del suo fido amico lo sviluppo sostenibile?

Con il termine sviluppo sostenibile non si fa  tanto riferimento ad un’ideologia,  come si potrebbe erroneamente pensare, esso  si  avvale   di   concetti, di metodologie, di processi e si esplica attraverso atteggiamenti, comportamenti, modi di  essere  e  di  pensare. Contribuisce, quindi al  processo  formativo, dell’individuo e della società ed è per questo motivo che è necessario partire dalla cultura per auspicare ad un futuro sostenibile. Allo stesso modo la sostenibilità può considerarsi una parte integrante del processo culturale di un paese.

La cultura, infatti, contribuisce alle dimensioni economica, sociale e ambientale dello sviluppo, trasformandola e ridefinendola non solo dal punto di vista materiale ma anche di quello immateriale. Negli anni questo valore bilaterale è stato chiarito e ratificato anche nell’ Agenda per lo Sviluppo Sostenibile, quadro di riferimento globale per affrontare a livello nazionale e internazionale le grandi sfide del pianeta, per citarne alcune abbiamo: sradicare la povertà in tutte le sue forme e ovunque nel mondo, abolire le disuguaglianze di genere, il diritto all’istruzione per tutti, la salvaguardia dei mari e degli oceani così anche delle foreste, ma anche la riqualificazione delle aree urbane, la gestione delle risorse alimentari, la riduzione dei consumi e il contrasto ai cambiamenti climatici.

È in questo contesto che la cultura viene vista come un elemento di integrazione dei piani di sviluppo e delle politiche, siano essi locali o sovralocali, contribuendo allo sviluppo economico e sociale e abilitando l’effettiva realizzazione di progettualità.

Si può in tal senso parlare di sostenibilità culturale.

Su questa strada un primo passo può essere compiuto dagli addetti ai lavori, ovvero gli operatori del settore culturale. Questi possono non solo agire rendendo sostenibili i propri luoghi di lavoro, come in molti casi già avviene, ma anche farsi portatori di questo concetto alle comunità, creando quelle che si possono definire  “comunità di saperi”, ovvero spazi fisici e intellettuali che propongono esperienze innovative di educazione comunitaria e condivisione di saperi culturali ed ecologici.

In alternativa, potrebbero lasciare i loro salotti e provare a farsi più vicini alla comunità. Offrendo eventi fruibili a tutti che sappiano avvicinare anche i meno avvezzi alla cultura e al territorio.

Sostenibilità culturale è, infatti, anche riqualificazione del territorio. Essa, infatti, avvolge e avvicina non solo alla bellezza dei luoghi che siamo soliti vedere, ma riduce il degrado che avvolge quelli spesso più dimenticati.

Spesso accade che la società del consumo avvolga i luoghi di interesse culturale in uno stato di obblio, che inevitabilmente li porta a perdere la loro bellezza caratteristica. Occorre, in qualche modo, nell’ottica della cultura sostenibile, ri-cercare la qualità della città storica, andando a riconoscere il valore complessivo del patrimonio edilizio e architettonico che dà forma e funzione agli spazi urbani, ed esprime i significati più importanti del paesaggio culturale.

Di recente in alcuni luoghi si sono organizzati, nei borghi medievali, delle rappresentazioni della vita dell’epoca, con tanto di mercato cittadino, giullari e  cortei, per rivivere le emozioni del passato.

Ci sono poi diverse iniziative volte alla promozione del patrimonio culturale nazionale, la stessa idea di tenere aperti musei e zone di interesse culturale una volta al mese in modo gratuito è un modo per avvicinare le persone alla cultura, non è certo sufficiente ma è un primo passo in quella direzione.

Una sostenibilità culturale che mira, quindi, alla gestione e valorizzazione del patrimonio culturale anche e soprattutto in un’ottica di promozione turistica.

Arrivare a questo modello di sostenibilità culturale, però, richiede che il patrimonio artistico/culturale venga gestito, normato e comunicato, e che si misurino i risultati economici del turismo culturale o che vengano ideati degli itinerari per la sua fruizione. Il tema della sostenibilità è un driver importante per garantire un futuro al nostro patrimonio e rendere competitivi i territori che lo ospitano.

In quest’ottica è necessario capire che il potere della comunicazione è l’arma più forte che abbiamo. È altresì importante che eventi comunicativi, in ambito culturale, ambientale e della sostenibilità siano affidati a persone che ne capiscano il potenziale senza però strumentalizzarlo.

È fondamentale puntare sul turismo culturale come arma vincente, perché, se è vero che non di solo pane vive l’uomo è anche vero che c’è bisogno di fondi per riqualificare e tenere vivo un qualsiasi luogo, sia esso di interesse artistico culturale, naturalistico ecc.

Un turismo culturale che potrebbe nascere grazie anche e soprattutto alle scuole che, oltre ad educare i ragazzi alla sostenibilità, questo in senso generale e non solo nel suo aspetto culturale, potrebbero avvicinarli alla storia delle proprie terre insegnandogli a trattare con maggior riguardo il territorio rendendoli piccoli ciceroni dei loro cari, in un primo momento, e poi di turisti e avventori, in giornate organizzate insieme agli enti locali.