venerdì 19 Aprile, 2024
15.5 C
Napoli
spot_img

Articoli Recenti

spot_img

La solitudine, uomo come animale sociale e fisiologico

La solitudine, laddove cresce la comunicabilità tra gli uomini, con social e co. non è stata abrogata al punto da divenire un danno patologico per l’uomo. 

Non ce ne voglia il drammaturgo Henri Ibsen che individuava nell’isolamento sociale la possibilità di costruzione del self e dell’aumento di possibilità di sceverare il male sociale borghese, ma clinicamente la solitudine è un danno fisico e celebrale.

L’aristotelico “animale sociale” cui si richiamava Dante nella Commedia è quindi anche animale fisicamente precario laddove si esenta dal contesto sociale e civile.

Le nuove formule di solitudine ad oggi non coinvolgono solo gli anziani, ma anche giovani come diagnosticato dall’accrescere di casi di “hikikomori”, cioè un procrastinato abbandona della società civile fino all’atarassia partecipazione del vivere.

Dagli anni 80′ ad oggi, il rapporto solitudine-hikikomori è divenuto nomenclare per lo studio dei problemi di socializzazione, formulando principi per superarlo sul piano terapeutico.

Le ripercussioni sul nostro corpo e il nostro cervello date dalla solitudini sono state evidenziate attraverso gli esiti di una ricerca statunitense che ha evidenziato l’accrescer della  vulnerabilità sul sistema immunitario.

Ciò è dovuto all’assenza di quiete, un perenne allarmismo che agisce sul comportamento degli organi vitali, dovuto ad una forte forma di stress.

La presenza nel sangue di leucociti, cellule che permettono la creazione di difese immunitarie viene a scemare in maniera progressiva, con incidenze sulla possibilità di guarigione per infezioni.

Numerosi sono stati  i fattori individuati da parte degli scienziati per comprendere le dinamiche dell’affermarsi della solitudine.

Da un lato la connettibilità dei mezzi di comunicazione accresce la pericolosità di isolamento sociale, quanto l’estraniazione dell’uomo dal proprio contesto.

A contribuire a forme di isolamento sociale vi sono anche fenomeni socio-economici, come disoccupazione e precarietà, i quali stimolerebbero la stagnazione di fattori creativi e relazionare fino alla chiusura “a guscio” dei soggetti deboli.

Da tener conto come anche lo stesso stress sociale può aver ripercussioni sull’organismo umano.

Spostamenti giornalieri per motivi di lavoro, incertezza di stabilità economica, precarietà nel versante sentimentale sono forti fattori sociali che incidono anche su soggetti pienamente inseriti in reti sociali.

 

Domenico Papaccio
Domenico Papaccio
Laureato in lettere moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II, parlante spagnolo e cultore di storia e arte. "Il giornalismo è il nostro oggi."