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La scrittura beneventana: identità, caratteristiche e bellezza

La scrittura beneventana (annoverata anche come vera e propria lingua) si basa su una tipologia di scrittura in corsivo minuscolo d’origine medievale. 

Una nuova tipologia di scrittura per l’epoca nella quale nacque, che venne soprannominata appunto – beneventana, nel XIV secolo, in quanto si sviluppò in particolar modo nel Ducato di Benevento.

Ad aggettivarla come beneventana per la prima volta, fu il paleografo Elias Avery Lowe che a lungo ne studiò le caratteristiche.

Secondo le ricerche storiche condotte a partire dal XIV secolo, si è a lungo pensato che tale tipologia linguistica fosse nata all’interno dell’abbazia benedettina di Montecassino, dove si sarebbe ulteriormente sviluppata nei secoli IX e X e da dove poi, definitivamente formata nell’XI secolo.

I luoghi di sviluppo e diffusione furono: Benevento, Capua, Napoli e Bari. C’erano anche un certo numero di posti sulla costa dalmata, da Osor fino a Dubrovnik.

Le caratteristiche della scrittura beneventana, riguardano anzitutto la cosiddetta “legatura”, ossia una linea orizzontale di congiunzione tra una lettera e l’altra. 

La presenza di numerose abbreviazioni ed una punteggiatura caratteristici, ad esempio, con forme particolari nell’uso del punto fermo (due punti separati da una virgola) e del punto interrogativo.

Inoltre, i linguisti ed i filologi sottolineano la totale assenza della lettera radicale, ossia quella che identifica lo stile. 

Storicamente e dal punto di vista prettamente letterario, esistono dei manoscritti che presentano in lingua beneventana esclusivamente la Scriptio inferior o qualche nota, come lo Zibaldone Laurenziano del Boccaccio, la Bibbia Amiatina e un piccolo gruppo di esemplari greci. Da menzionare anche gli Exultet, sontuosi rotoli in pergamene manoscritti in Beneventana e custoditi nel Museo Diocesano di Bari.

Ricordiamo che la scrittura beneventana fu la tipologia scritta ufficiale della Longobardia minore, che uscita da determinati limiti geografici, grazie ai monaci benedettini riuscì a superare quella fase di transizione spesso funesta, che interessò i territori carolingi nel corso del VII e dell’VIII secolo.

Oggigiorno possiamo affermare con certezza, che la scrittura beneventana rappresenta il risultato di una trasformazione grafica della minuscola corsiva nuova di tradizione romana che si verificò nel corso del secolo VIII nel Mezzogiorno d’Italia.