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La poesia del giorno. Disdetta di Giorgio Caproni

La poesia del giorno. Disdetta di Giorgio Caproni. “Disdetta” è una poesia di Giorgio Caproni, scritta nel 1974 e pubblicata nella raccolta postuma  Tutte le poesie.  Caproni ( 1912-1990) livornese di nascita ma genovese di adozione, anche se a Roma visse gran parte della vita, uno dei massimi poeti del Novecento, viene accostato alla corrente poetica dell’ermetismo.

Eppure il suo nome è  assai meno noto rispetto ad altri esponenti appartenenti allo stesso filone, quali Montale ed Ungaretti in primis . Probabilmente perché il termine ermetismo è sinonimo di incomunicabilità nell’accezione comune, e associato ad una poesia notoriamente colta ed elitaria.

Mentre al contrario la poesia di Caproni è immediata. Amava definirsi con modestia uno “scrittore di versi” e non  “poeta” , trasferendo la sua semplicità nelle composizioni poetiche. Ma questa semplicità è tuttavia solo apparente. Abbinata al contrario ad una estrema profondità concettuale.

Giusto dunque  accostarlo agli ermetici per alcune affinità , compresi i riflessi dell’esistenzialismo filosofico, ma  non inserirlo pienamente in questa corrente. Gli ermetici puri abbinavano complessità semantica a complessità concettuale, Caproni invece semplicità a complessità.

La poesia del giorno. Disdetta di Giorgio Caproni

 

E ora che avevo cominciato
a capire il paesaggio:
«Si scende», dice il capotreno.
«È finito il viaggio»

 

 

 

L’interpretazione

In questi versi Caproni rovescia il senso comune del viaggio in treno, caratterizzato di solito dal desiderio di raggiungere al più presto la propria meta. Sia essa meta di lavoro oppure meta di  piacere. Qui invece il poeta sembra indugiare nell’osservazione dei paesaggi dal finestrino, mostrando al contempo di non avere alcuna fretta di arrivare a destinazione.

Perché mai? Si tratta di una metafora che allude alla vita e all’incanto del suo scorrere. Nel quale si indugia quasi come se fosse infinito, mentre come un treno giunge inevitabilmente, prima o poi, al suo termine.

 “E ora che avevo cominciato a capire il paesaggio” si riferisce al fatto che solo viaggiando (nel tempo) riusciamo prima o poi  a capire pienamente il senso dell’esistenza e delle sue tante sfaccettature. Si noti come il poeta dica intenzionalmente “capire il paesaggio” e non “guardare”. Ossia non come un semplice spettatore, ma come un lettore che riflette interpretando le immagini che scorrono davanti ai suoi occhi.

 “Si scende… È finito il viaggio”. Da laico, attraverso la voce di un capotreno che simboleggia Dio, Caproni  ci rammenta che arriverà il  giorno in cui saremo costretti a interrompere il nostro percorso. Anche il titolo ha un doppio significato, in quanto la disdetta  evoca l’arresto  brusco e repentino di un progetto o di un programma. Ma anche un’ imprecazione per quanto si sarebbe potuto vivere e si è interrotto definitivamente.

Le poesie di Giorgio Caproni sono fatte di termini apparentemente chiari e alla portata di tutti. Tuttavia alla  brevità delle sue composizioni si deve l’immediata folgorazione che colpisce il lettore, come tragitto di luce che esce dal buio ad illuminare. Ma anche a chiedersi: qual’ è la sorgente di questo fascio luminoso, e perché arriva proprio adesso?

Forse l’essenzialità dei suoi scarni versi è legata anche alla sua professione di maestro elementare, esercitata per quasi quarant’anni. Dunque alla predisposizione verso un linguaggio  comprensibile da tutti.

Come è stato giustamente rilevato, anche nella poesia Caproni ha continuato il suo lavoro di educatore, quasi come se avesse voluto (con ogni mezzo disponibile e in particolare con la poesia) guidare per mano i suoi lettori, fossero suoi alunni, alla scoperta e alla comprensione del vero senso della vita.

Dario Nicolella
Dario Nicolella
Medico oncologo e dermatologo, con la passione per la scrittura, l'arte e la poesia. Autore di saggi su tematiche toponomastiche ( in particolare località campane) mitologiche (sirene, luna) e storico-artistiche (cupole,colline e chiostri napoletani) nonchè di numerose sillogi poetiche. Vincitore di premi letterari.