E’ consuetudine profondamente errata di molti proprietari di conigli relegarli in gabbie anguste e contenenti un substrato non idoneo. In alcuni casi gli animali poggiano addirittura su una griglia metallica che li separa dal fondo dell’alloggio. Tralasciando in questa sede l’errore etologico operato nei confronti di un animale che necessita fin dalla più tenera età di essere socializzato ed intellettivamente stimolato per poter interagire nel corso della vita futura con gli esseri umani, analizziamo i rischi di una gestione di questo tipo per la salute del coniglio. Premesso che in gabbia il coniglio dovrebbe stazionare per tempi brevi è opportuno che questa sia di dimensioni adeguate e nello specifico che l’altezza sia tale da consentire almeno all’animale di sollevarsi sulle zampe posteriori, che la lunghezza non sia inferiore al metro e che la profondità non sia inferiore ai 60cm per un coniglio del peso medio di un chilo. L’arricchimento ambientale dell’alloggio è essenziale per l’equilibrio psichico (nascondigli, tunnel, palline di fieno…). L’attività motoria è importante nel promuovere e favorire la motilità dell’apparato gastroenterico e deve essere garantita oltre che nei periodi in cui il coniglio è fuori dalla propria gabbia, un minimo anche all’interno di questa.
Il coniglio, se non alimentato male, mediamente è almeno sovralimentato dal proprietario e, se a questo dato si associa l’inadeguatezza dell’alloggio e la scarsa attività motoria, si giunge alla conclusione che buona parte degli animali è in sovrappeso. Come accennato precedentemente spesso il fondo della gabbia non viene riempito da alcun substrato o, al più, è cosparso di substrato inadeguato (poco fieno, lettiera per gatti, segatura, tutolo di mais, pellet duri). In natura le zampe dei conigli sono costantemente a contatto con un suolo soffice costituito da terreno e/o erba; inoltre questi animali non dispongono, al contrario del cane e del gatto, di cuscinetti plantari. Questa particolarità anatomica comporta una maggiore delicatezza del piede in quanto al di sotto dei peli che rivestono la porzione metatarsale della zampa si trova uno strato cutaneo con un livello di cheratinizzazione non troppo differente da quello della cute di altri distretti corporei. L’appoggio dell’arto su una superficie dura conduce ad alterazioni circolatorie che nel tempo determinano una minore irrorazione dell’area compressa che inizialmente diverrà alopecica per la conseguente alterazione del ciclo vitale del pelo; in assenza della protezione di quest’ultimo la cute sarà direttamente a contatto col suolo e, poiché poco irrorata, andrà incontro a fenomeni necrotici, cui seguiranno lesioni ed infezioni. In questa fase assai frequente è la colonizzazione delle ferite da parte di ceppi di Staphylococcus spp che danno luogo a manifestazioni purulente. Il progredire dell’infezione in tempi brevi determina l’infiammazione del tendine flessore superficiale delle dita il cui coinvolgimento spesso porta ad una dislocazione dello stesso che clinicamente si manifesta con un atteggiamento “ad arco” del piede. L’ultima fase della pododermatite plantare è una gravissima osteomielite della base del piede la cui terapia è assai complicata.

La visita veterinaria al coniglio deve sempre includere la valutazione della zona plantare al fine di intervenire in tempo qualora si riscontrino lievi alterazioni. Le maggiori probabilità di successo terapeutico si hanno fino alla fase che precede l’infezione tendinea mediante l’applicazione di prodotti topici specifici, correzione del tipo di substrato, analgesici ed antibiotici per via sistemica. A causa del particolare tipo di pelo dei conigli Rex, che meno protegge, si ritiene che la razza sia maggiormente a rischio.
La prevenzione della pododermatite plantare alla luce di quanto appena esposto appare chiara e consiste nell’utilizzare un substrato adeguato per il fondo della gabbia (ideali sono i fiocchi dic arta riciclata pressata), nel non utilizzare alcuna griglia di separazione dal fondo, nel far deambulare su superfici morbide l’animale durante le uscite e nel non favorirne l’obesità in quanto considerata fattore predisponente alla patologia.