“Boicottare la Nutella non serve a salvare l’ambiente” è la risposta di Greenpeace alle critiche pronunciate dal ministro dell’ecologia francese Ségolène Royal, che ha esortato pubblicamente i consumatori della famosa crema spalmabile, a base di cacao e nocciola, a smettere di mangiarla. Sotto accusa la presenza di olio di palma tra gli ingredienti, la cui produzione secondo la Royal provocherebbe danni ambientali.
“Le palme da olio hanno preso il posto degli alberi” aveva sostenuto il ministro francese, non essendo al corrente del progetto del Palm Oil Innovation Group a cui ha aderito la Ferrero, una delle poche aziende ad aver sostituito l’olio di palma comune con quello approvato e certificato dagli standard internazionali per una produzione ecosostenibile. Dopo la polemica delle scorse ore, sono arrivate le scuse ufficiali su Twitter da parte della Royal e la replica dell’organizzazione ambientalista: “il boicottaggio della Nutella colpirebbe ingiustamente una delle aziende italiane più progressiste in materia di tutela dei consumatori”. “Frasi sconcertanti” ha commentato invece il ministro dell’ambiente italiano. Presente in tantissimi alimenti, l’olio di palma è uno dei mercati più redditizi al mondo, un giro di affari che raggiunge i 50 miliardi di dollari e che riguarda principalmente Indonesia e la Malesia, che detengono l’80% delle riserve mondiali.
La distruzione e la combustione degli alberi, a detta di molti ambientalisti ed esperti, necessaria per la coltivazione di palme da olio, comporta però danni enormi all’ecosistema: emissione di anidride carbonica, inquinamento delle falde acquifere e l’inevitabile deforestazione, causa principale del surriscaldamento globale. Il Worldwatch institute ha inoltre sollevato diversi dubbi sugli standard di riferimento globali proposti dalla Roundtable on sustainable palm oil , l’ente svizzero che si occupa di garantire l’eco-sostenibilità dei processi produttivi che impiegano tale materia prima.