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La notte di San Giovanni: magia, fede e superstizione

La notte di San Giovanni, cioè quella a cavallo tra il 23 e il 24 giugno, è considerata magica ed è legata al solstizio d’estate.

Questa notte è contornata da un’aura di mistero. I riti della notte di San Giovanni sono molto antichi, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Sembra infatti che, dopo che nel giorno più lungo dell’anno, il solstizio, la natura ha raggiunto l’apice della sua rigogliosità, per gli antichi fosse importante prepararsi al peggio che poteva celarsi dietro l’angolo.

Nell’immaginario popolare vi sono notti dotate di un particolare potere magico e tra queste vi è sicuramente la notte di San Giovanni.

Le Janare e il nocillo

Si narra che proprio durante la notte di San Giovanni le janare si riunissero intorno al “Noce di Benevento” per il sabba, un rituale in cui donne devote al demonio ungevano il proprio corpo con unguenti a base di grasso animale in grado di conferire loro il potere di librarsi nell’aria. Questo rituale legato alle streghe di Benevento sembra sia collegato alla produzione del nocillo. Infatti, chi vuole produrre il liquore pare debba proprio aspettare questa notte per raccogliere le noci con il mallo.

Magia, fede e superstizione

Tantissime sono le tradizioni legate alla magica notte di San Giovanni. Nel Sud Italia dove magia, fede e superstizione sembrano ancora oggi intrecciarsi e fondersi, dando vita ad una vasta ed affascinante cultura popolare ricca di riti, strane credenze e bizzarre abitudini sono legate a questa notte.

La chiaroveggenza e i riti legati all’amore

Nel napoletano fino agli anni ’60, ma in generale in tutta la Campania, vi era la convinzione che la notte compresa tra il 23 e il 24 giugno fosse dotata di un potere divinatorio. Si pensava che allo scoccare della mezzanotte ogni uomo, terreno e finito, poteva spalancare la propria porta sull’occulto mediante riti di chiaroveggenza.

Le giovani donne possono essere considerate, in un certo senso, le vere protagoniste di questa straordinaria ricorrenza. Nell’alto casertano nonne, mamme e vecchie zie raccontano di un inquietante rito in voga fino a metà del secolo scorso. Secondo il rito le giovani vergini, dopo aver recitato una preghiera nude davanti allo specchio, avrebbero potuto vedere riflessa per qualche secondo l’immagine del loro futuro sposo. Ma coloro che non si sarebbero mai sposate, perché vittime di una morte prematura, avrebbero visto riflessa l’immagine di una bara.

Ma vi sono vari riti legati all’amore. Nel napoletano le giovani donne, durante la notte di San Giovanni, scioglievano del piombo in un recipiente pieno acqua per poi lasciarlo a riposo per tutta la notte. Il piombo fuso a contatto con l’acqua, nel suo indurirsi, è solito assumere le forme più inusuali e disparate, in questo caso però tali forme venivano considerate divinatorie. Si credeva che la strana forma assunta dal piombo avesse a che fare con il mestiere svolto dal futuro marito, ad esempio una scarpa per un calzolaio, un paio di forbici per un sarto, un martello per un fabbro…

Sembra che tale rito fosse in uso anche in altre zone d’Italia ma con la variante dell’uovo al posto del piombo.

Il mare

Il mare nella strana notte di San Giovanni non poteva che avere un ruolo centrale. Sulle coste di tutta Italia, infatti, vige ancora oggi l’usanza di appiccare fuochi in spiaggia in onore del Santo, per poi aspettare la mezzanotte per fare il bagno. Nei paesi vesuviani, però, vi sono tradizioni legate a questa notte diverse. Pur mantenendo la tradizione dei falò, che rende le nostre spiagge ancor più suggestive,  è consuetudine che i giovani uomini non debbano bagnarsi perché, proprio nel giorno di San Giovanni, infatti il mare potrebbe portarli via con sé.

Inoltre, vi è anche chi, proprio nella notte dei falò, raccoglie la sabbia (considerata benedetta) portandola in camera da letto come “amuleto” per combattere la sfortuna.

L’acqua di San Giovanni

Tra i vari riti della notte di San Giovanni un ruolo di primo piano è svolto dall’ acqua di San Giovanni, la cui preparazione deve iniziare al momento del tramonto del 23 giugno. Per prepararla bisogna raccogliere diverse varietà di fiori ed erbe aromatiche, come ad esempio artemisia, lavanda, malva, rosmarino, fiori di iperico, menta e salvia, ma anche camomilla, papaveri, fiordalisi e, perché no, rose. I rametti e i fiori raccolti vanno poi immersi in un recipiente con dell’acqua, da porre all’esterno dell’abitazione per tutta la notte in modo che possano assorbire la rugiada del mattino, che, secondo la tradizione, riuscirebbe a dare all’acqua poteri purificatori e curativi proteggendo da malattie, sfortuna ed invidia. La mattina del 24, per godere di questi poteri, basterà lavare con l’acqua di San Giovanni il viso e le mani.

Nonostante oggi tutti questi riti possano sembrare superati, è importante sapere che queste tradizioni hanno in realtà origini antichissime legate a riti propiziatori e cerimoniali per il solstizio d’estate.