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sabato, 3 Giugno 2023

La malattia da graffio di gatto

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Claudio Melluso
Claudio Melluso
Collaboratore XXI Secolo. Medico Veterinario specialista in patologia aviare e del coniglio (Napoli).

La malattia da graffio di gatto è un’infezione trasmissibile all’uomo. Essendo il batterio responsabile veicolato dalle pulci, una corretta profilassi antiparassitaria è sufficiente ai fini della prevenzione.

Bartonella henselae si individua spesso nel torrente circolatorio di gatti asintomatici associata ai globuli rossi o all’interno dei macrofagi. La risposta immunitaria dell’animale non è in genere capace di eliminare del tutto il microganismo che in seguito ad eventi stressanti coinvolgenti il gatto può riprendere o incrementare la propria attività.
Le forme sintomatiche della patologia sono più frequentemente riscontrabili in felini immunodepressi da malattie concomitanti tra le quali la FIV (immunodeficienza felina). L’animale può mostrare abbattimento, febbre ed aumento di volume dei linfonodi. Le analisi di laboratorio possono testimoniare condizioni di anemia e l’osservazione microscopica dello striscio ematico consente spesso di osservare i batteri. La terapia prevede la somministrazione di antibiotici specifici per un periodo medio o lungo; tuttavia è difficile eliminare del tutto Bartonella henselae ed i farmaci ottengono spesso il solo risultato di ridurne la carica ed attenuare i segni clinici.

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La terapia e la profilassi delle infestazioni da pulci è alla base della prevenzione della bartonellosi e di altre malattie veicolate da tali parassiti.

La presenza delle pulci costituisce causa di infezione nonché di diffusione della stessa ad altri gatti ed all’uomo. Il felino, grattandosi, contamina le proprie unghie con feci di pulce. Il gatto che litighi con un proprio simile (tipico il caso dei litigiosi maschi non sterilizzati), o che graffi, lecchi o morda un uomo, trasmette attraverso le lesioni provocate (o preesistenti sulla cute) il batterio.
Anche l’eventuale “morso” diretto della pulce infetta ad un uomo potrebbe veicolare il microrganismo.

Fortunatamente l’infezione nell’uomo è il più delle volte autolimitante e non richiede alcuna terapia. Diverso è il caso di soggetti per diverse ragioni immunocompromessi. In queste circostanze il contagiato può presentare febbre, dolori articolari, aumento di volume dei linfonodi, cefalea, congiuntivite, neuriti. La terapia antibiotica è in questi casi consigliabile.

La prevenzione è basata sulla somministrazione costante, durante tutto l’anno (non limitandosi dunque al solo periodo primaverile ed estivo), degli antiparassitari consigliati dal veterinario. E’ inoltre consigliabile effettuare uno screening mediante esami del sangue in particolare ai felini di origine randagia che dovessero essere adottati in casa.
Si precisa, ad ogni buon conto, che la positività all’infezione non deve allarmare ma che è bene conoscere le condizioni di salute dell’animale per ogni eventualità futura.

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