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La lingua napoletana patrimonio Unesco

La lingua napoletana si può dire che sia conosciuta in tutto il mondo, un po’ a causa del fenomeno dell’emigrazione, che ha portato tanti nostri concittadini a vivere in altre parti del globo, ma anche grazie all’apporto eccezionale dato alla cultura dalla canzone e dal teatro napoletano.

Frutto di tante commistioni, dominazioni, scambi commerciali, la lingua napoletana offre dei vocaboli all’apparenza incomprensibili per chi non li adopera abitualmente e che trovano nell’etimologia spiegazioni talvolta storiche, religiose, talvolta addirittura comiche.

Proviamo a vedere qualche parola per capire meglio. Ad esempio, a Napoli il frutto del kaki si chiama “Legnasanta”. La spiegazione nasce dal fatto che, aprendo il frutto a metà, la sua parte centrale interna, bianca, ha la forma della Croce di Gesù. Il salumaio si chiamava “‘o Casaduoglio”, derivante dalla vendita di formaggio ( in napoletano caso) e olio ( uoglio ).

Altri esempi di parole napoletane possono essere: lo “Zarellaro”, che sarebbe il merciaio, il gestore di un emporio dove trovare di tutto un po’, e trae origine dal fatto che inizialmente vendeva, anche in forma ambulante, tutti i piccoli oggetti di sartoria (aghi, filo, piccoli pezzi di stoffa ecc.) che venivano detti zagarelle, per cui zagarellaro, poi zarellaro. Il macellaio si dice “Chianchiere”, che prende il nome dalla tavola dove si seziona la carne, detta planca, poi con l’uso divenuta chianca. Un antico gioco per bambini, lo “Strummolo”, viene dal greco strombòs ( trottola ) e così viene dal latino petroselinum il nome napoletano “Petrusino” dato al prezzemolo.

Sempre dal latino deriva l’espressione “all’intrasatta” ( all’improvviso ): con la frase res inter acta si intendevano quei contratti stipulati mentre sono in corso già altri negozi giuridici, per cui, d’improvviso, cambiavano le condizioni delle trattative in corso.

Una menzione anche per la lingua francese, in riferimento all’espressione “fare le cose alla Sanfasò”, prende spunto dal transalpino “ sans façon” ( senza maniere, spiccio ) e indica cose fatte alla meglio, senza attenzione . Per concludere, quindi, possiamo dire che Napoli dimostra di possedere tanta cultura, storia e tradizione, anche nella semplice espressione linguistica.