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La lavorazione della paglia in Campania: arti e mestieri antichi

La lavorazione della paglia ha sempre contraddistinto la storia campana, da Napoli alle isole del Golfo, tante le professioni che si sono susseguite nel corso del tempo.

In passato quando un oggetto si rompeva o non si poteva più utilizzare, non si buttava via, semplicemente si riparava. Questo uso ha caratterizzato diversi anni della storia, prima del cosiddetto consumismo che identifica la società odierna.

Il mestiere di ‘Mpagliasegge non va confuso a quello di siggiaro che costruiva sedie, sedioloni, in genere si trovavano nella zona dell’Anticaglia, o acconciasegge, quest’ultimo era un maestro d’ascia (masterascio) che riparava e rinforzava la struttura della sedia.

l’ Mpagliasegge in italiano è l’impaglia-sedie, ossia una vera e propria figura professionale che si occupava di riparare le sedie, con la paglia (alla cui parola paglia si aggiunge il prefisso italiano – im – ).

Tale professione non era svolta esclusivamente da uomini, spesso in società, ma anche da tante donne, abili nell’arte dell’intreccio. 

La lavorazione della paglia tra passato e presente

Un mestiere antico che oggi non è del tutto scomparso, infatti, in diverse zone della Campania, tra le quali l’isola d’Ischia, esiste l’arte della paglia, con la quale si realizzano non solo sedie, ma anche cestini di varie dimensioni e svariati oggetti di indiscussa bellezza.

Le donne in particolar modo erano molto brave a reperire i cosiddetti fasci d’erba (quasi somiglianti alla paglia) utilizzati per riparare le sedie.

I fili di paglia venivano abilmente intrecciati su un telaio di legno con spalliera; conclusa questa fase, si continuava ad intrecciare sui cosiddetti “spruoccoli”, ossia delle travi di legno lunghe, adatte alla lavorazione del materiale.

L’impagliasedie si procacciava i clienti utilizzando un grido invocativo che informava il pubblico della sua presenza, qualcosa del tipo: “ ‘mpagliasègge, chi è ca vo’; ‘mpaglià sègge, ‘mpaglia sègge”.

Come accennato inizialmente, la lavorazione della paglia è parte della tradizione campana, ed infatti, ancora oggi grazie all’abile maestria delle donne ischitane, si realizzano oggetti di uso quotidiano, oltre ad ornamenti vari richiesti dai brand più famosi.

La Campania è ricca di storia da raccontare, ed infatti un semplice mestiere appartenente al passato, oggigiorno si è evoluto, trasformandosi in un qualcosa che valorizza ancora di più il patrimonio culturale partenopeo. Napoli, nello specifico un’isola del Golfo, Ischia, è la prova di quanto il mestiere dell’impagliaseggie si sia evoluto e nel tempo trasformato. 

La lavorazione della paglia, è un’attività che tiene accesa la tradizione, è innanzitutto un modo per ricordare che la storia di una comunità la fanno quasi sempre le persone normali, quelle che rifuggono ribalta e annali.

Ricordiamo che la pianta dalla quale si ricava la paglia è la cosiddetta “carosella”, coltivata nelle zone alte dell’isola, nei comuni di Serrara Fontana e Barano, per le sue buone qualità di produttività e resistenza alle malattie e in più da essa si ricavava della paglia particolarmente flessibile ed elastica che ne consentiva l’impiego nell’arte dell’intreccio; tradizione volta non solo alla realizzazione delle sedie in paglia che ancora oggi rappresentano un oggetto di arredo spesso scelto per dare un tocco vintage alla propria abitazione, sia per i cestini, ma anche ventagli, portabicchieri, sottobicchieri.

Ed è così che intrecciando i fili di paglia, si sovrappongono i vari elementi e caratteristiche del passato, riportandolo alla luce in una veste moderna che però non abbandona l’identità storica.

Le mani degli antichi ‘Mpagliasegge si equiparano alle tante donne che realizzano oggigiorno oggetti in paglia. Ed è bello osservare quegli occhi concentrati ed impegnati a realizzare oggetti unici, dal “sapore storico”.