Il Prosek è un passito prodotto tradizionalmente nella zona meridionale della Dalmazia per il quale già nel 2013, appena dopo l’ingresso della Croazia nell’unione europea, il paese aveva chiesto il riconoscimento come denominazione tipica.
Richiesta che già allora fu rifiutata, perchè il prodotto aveva un nome troppo evocativo del Prosecco italiano, per il quale il bel paese già gode di titoli e riconoscimenti.
Si fa ora, di nuovo, avanti il governo croato, cercando di creare ancora una volta un marchio che senza dubbio danneggeremme il Made in Italy.
Non che sarebbe la prima volta, anzi! Era già successo nel 2007 con il Tocai fruliano, che visto il riconoscimento del Tokaij unghesere, fu costretto a cambiare il nome del prestigioso vitigno semplicemente in Friulano onde evitare fraintendimenti e truffe ai consumatori.
Questa volta però l’Italia non ci sta e fa sentire la sua voce. Insorgono non solo i consumatori sul web ma anche volti istituzionali come Paolo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo.
De Castro ha scritto una lettera al Commissario all’agricoltura Janusz Wojciechowski, in cui chiede di fermare la procedura prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale Ue della domandea croata. “Il regolamento Ue sull’Organizzazione comune dei mercati agricoli – spiega De Castro nella nota – stabilisce che le denominazioni di origine e indicazioni geografiche protette devono essere tutelate da ogni abuso, imitazione o evocazione”. E continua: “Un’approvazione da parte della Commissione di questa richiesta, che dovrà comunque superare in seconda battuta anche lo scrutinio degli Stati membri potrebbe far passare il messaggio pericoloso che la protezione di Dop e Igp nell’Ue possa essere facilmente aggirata tramite altri schemi, come le menzioni tradizionali, e indebolire la posizione dell’Ue nel quadro di negoziati commerciali con Paesi terzi, tra cui quelli in corso con Australia, Nuova Zelanda e Cile, che già si oppongono alla protezione completa del “Prosecco”. Per questi motivi – conclude De Castro – abbiamo chiesto l’impegno del Commissario Wojciechowski, al fine di evitare la pubblicazione in Gazzetta ufficiale Ue della domanda di protezione della menzione tradizionale “Prosěk”, e di dimostrarsi ancora una volta al fianco dei nostri produttori di qualità nel rafforzamento delle Indicazioni geografiche, come richiesto anche dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen”.
Anche coldiretti va all’attacco sulla questione e afferma:” Non bastavano i vari tarocchi ora il via libera al PROSEK croato è la goccia che fa traboccare il vaso “.
Per FederVini la richiesta è inaccetabile e va respinta ad ogni costo.
Luca Zaia, presidente della regione Veneto, ha così commentato l’accaduto: “Stiamo parlando di prodotto riconosciuto con la massima denominazione, la Docg, con precise zonazioni – aggiunge -. A riguardo vale la pena ricordare che le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono Patrimonio dell’Umanità Unesco; è come se qualcuno andasse ad intaccare la denominazione dello Champagne o altre realtà ben radicate a specifici territori e culture“.
Nel frattempo anche su i social impaza la protestadei consumatori, questi alcuni dei commenti trovati sul web: “Il prosek sta al Prosecco come il parmesan sta al Parmigiano Reggiano. Non mischiamo il ferro con l’oro“, “Prosek or whatever non sarà mai come il nostro Prosecco. La qualità non sta nel nome ma nella tradizione“, “Una skifezza“.