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martedì, 30 Maggio 2023

La clamidiosi aviare

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Claudio Melluso
Claudio Melluso
Collaboratore XXI Secolo. Medico Veterinario specialista in patologia aviare e del coniglio (Napoli).

La clamidiosi, nota anche come psittacosi, è una patologia di carattere zoonotico, ossia trasmissibile dagli animali all’uomo, che colpisce numerose specie di uccelli tra cui i piccioni, le anatre, le oche, i tacchini ed i pappagalli. Nell’uomo può essere responsabile di una grave forma di polmonite accompagnata a febbre alta, tremori e dolori muscolari, che in soggetti particolarmente sensibili può avere prognosi infausta.

Il batterio responsabile dell’infezione è Chlamidophila psittaci, parassita endocellulare obbligato che, non disponendo di enzimi propri, utilizza le energie dell’animale che infetta per gestire il suo metabolismo e la sua replicazione nell’organismo. L’infezione si verifica per ingestione o inalazione del batterio che è presente nelle feci e nelle secrezioni degli animali che lo albergano. Mediante un complesso meccanismo replicativo Chlamidophila psittaci infetta le cellule di numerosi organi di diversi apparati compromettendone le funzioni fisiologiche. Nell’ambiente resiste fino a 6 mesi ma è piuttosto sensibile a disinfettanti quali i sali d’ammonio quaternario e la varechina.

Gli uccelli infetti, a seconda dell’efficacia della risposta immunitaria, possono apparire asintomatici o manifestare evidenti segni di malessere. La sintomatologia è aspecifica e richiede approfondimenti diagnostici; generalmente gli animali mostrano problemi respiratori, digestivi, piumaggio arruffato, abbattimento. Alle analisi del sangue risultano spesso alterati i valori riferibili alla funzionalità del fegato e la conta dei globuli bianchi. All’esame radiografico ed endoscopico si apprezzano nei casi più avanzati opacità e depositi di fibrina sui sacchi aerei. Nessuna delle alterazioni precedenti può comunque essere riferita in maniera univoca alla clamidiosi, pertanto per la diagnosi di certezza si deve ricorrere a test specifici.

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L’ esame radiografico è un utile ausilio nell’emissione della diagnosi di clamidiosi, consentendo di evidenziare opacità dei sacchi aerei ed aumento di volume del fegato. Foto : Claudio Melluso

In merito a questi ultimi è bene che sia il medico veterinario a selezionare il tipo di esame più indicato a causa dell’eliminazione intermittente del batterio che comporta spesso falsi esiti negativi ai tamponi cloacali proposti da molti laboratori che offrono servizi con particolari scontistiche agli allevatori. La diagnostica molecolare, su campioni le cui modalità e tempistiche di ottenimento devono essere indicate dal veterinario, risulta al momento la più sensibile nell’individuazione dell’agente patogeno.

Si consiglia, tra le altre indagini da effettuare dopo l’acquisto, di sottoporre tutti gli uccelli sensibili all’infezione, in particolare i pappagalli, anche ad un test per la clamidiosi.

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